Risultati preliminari dei campioni riferibili ai siti toscani con frequentazioni neolitiche
L’inquadramento paleoambientale: prime osservazioni sulle analisi polliniche
SITO VIA VERGA (pianura alluvionale – Area Fiorentina): Gli studi palinologici condotti nell’area hanno fornito un variegato elenco floristico. Inoltre, le analisi archeobotaniche hanno messo in luce una ricca e diversificata varietà di palinomorfi non pollinici (NPPs). In generale, la componente arborea era caratterizzata dalla presenza del querceto misto (es., Farnia, Frassino, Tiglio, Olmo e Nocciolo) e di boschi igrofili (es., Ontani e Salici) alternati a vaste zone aperte a prato/pascolo meso-igrofilo dominate da Cicorioidee, Cariofillacee e Poacee e spore di felci e muschi; aree che potevano essere utilizzate anche per l’allevamento del bestiame. La componente montana era costituita quasi esclusivamente da Pinacee e, in sottordine, da faggi. Interessanti erano i buoni valori percentuali del tiglio, che potrebbero indicare un apporto locale considerando la scarsa produttività pollinica. La vegetazione tipica di ambienti umidi poteva indicare l’esistenza di aree limitrofe con presenza d’acqua (es., corso d’acqua/canale più o meno regimentato con acqua costante in tutti i periodi dell’anno).
Una delle aree campione del progetto BACK TO THE WILD si riferisce alla piana alluvionale relativa al bacino dell’Arno a ridosso dell’area appenninica, compresa tra le attuali città di Firenze, Prato e Pistoia (Toscana centrale interna).
In questa zona, tra il 1982 e il 2007, interventi di archeologia preventiva ante litteram coordinati dell’Università di Siena in accordo con la locale Soprintendenza e in collaborazione con l’Università di Firenze e il Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria, hanno messo in luce, attraverso scavi stratigrafici, numerosi livelli insediativi compresi tra il Mesolitico e la prima età del Ferro, mentre più scarse sembrano le testimonianze funerarie. Si tratta di un quadro informativo che costituisce ancora oggi l’unica ampia campionatura sul popolamento in età preistorica dell’area fiorentina. Le analisi in corso ampliano le informazioni del progetto che è volto alla ricostruzione storica del popolamento umano nel contesto ambientale e nell’ambito delle relazioni culturali con le aree limitrofe e con le coeve evidenze europee.
VIA VERGA SITE (Alluvial Plain – Florence District): Palynological studies have provided a varied floristic list. Furthermore, archaeobotanical analyses have highlighted a rich and diversified variety of non-pollen palynomorphs (NPPs). In general, the arboreal component was characterised by the presence of mixed oak (e.g., English oak, Ash, Lime, Elm and Hazel) and hygrophilous woods (e.g., Alder and Willow) alternating with large open areas of meso-hygrophilous meadows/pastures dominated by Cicorioideae, Caryophyllaceae and Poaceae and spores of ferns and mosses; areas that could also be used for livestock breeding. The mountain component was made up almost exclusively of Pinaceae and, in suborder, by beeches. Interesting were the good percentage values of lime, which could indicate a local contribution considering the poor pollen productivity. The vegetation typical of wet environments could testify the existence of neighbouring areas with the presence of water (e.g., a more or less regulated watercourse/canal with constant water throughout the year).
One of the sample areas of the BACK TO THE WILD project concerns the alluvial plain of the Arno basin, located at the edge of the Apennine region, between the present-day cities of Florence, Prato, and Pistoia (central inner part of Tuscany). There, between 1982 and 2007, preventive archaeology investigations—ante litteram—coordinated by the University of Siena in collaboration with Local Superintendence, the University of Florence and the Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria, brought to light, through stratigraphic excavations, numerous evidence of prehistoric settlement dating from the Mesolithic to the Early Iron Age. Funerary evidence seems to be limited. This body of information still represents the only broad sampling of prehistoric settlement in the Florentine area. Ongoing analyses are expanding the data, with the goal of reconstructing the prehistoric settlement in its environmental context and within the framework of cultural relations with neighbouring areas and contemporary European evidence.
————-
Preliminary results related to Neolithic samples in Tuscany
The palaeoenvironmental framework : an overview of Pollen analyses
SITO GROTTA DELLO SCOGLIETTO ( AREA COSTIERA GROSSETANA): Gli studi palinologici hanno consentito di fornire un discreto elenco floristico e una discreta varietà di palinomorfi non pollinici NPP. Il paesaggio vegetale era caratterizzato da vaste aree aperte a prato/incolto che si estendevano intorno alla grotta. Dominavano gli spettri pollinici le Cicorioidee, varie Asteroidee e le Poacee spontanee accompagnate da numerose altre erbacee fra cui Lamiacee e Ranuncolacee. La componente arborea si mostrava scarsa in tutti gli spettri. Sporadiche, infatti, sono le testimonianze di Lecci e di altre piante tipiche del querceto che si inframezzano a vaste aree aperte a prato/pascolo meso-igrofilo. La vegetazione tipica di ambienti umidi indicava l’esistenza di zone con presenza d’acqua in tutti i campioni analizzati.
La Grotta dello Scoglietto (Alberese, Grosseto) si apre lungo la falesia, nell’area settentrionale dei Monti dell’Uccellina all’interno del Parco Regionale della Maremma (provincia di Grosseto, Toscana meridionale). Nel 2011 l’Università di Siena, in collaborazione con l’Università di Firenze e il Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria, ha avviato un progetto di indagini e valorizzazione all’interno del quale rientrano anche le analisi relative al progetto BACK TO THE WILD. Nell’atrio e nel fondo di questa grotta è stato possibile riconoscere alcuni lembi di stratigrafia in posto, in parte erosa dall’azione marina. Nell’atrio la serie stratigrafica vede, al di sotto di livelli di calpestio attuale, uno livello di età romana con tracce di ustrina e alla base un livello di età del Rame. Nel fondo grotta, dove il sedimento è stato maggiormente conservato è stato individuato alla base della serie stratigrafica un deposito continentale a terre rosse-Strato 5, riferibile al Neolitico a ceramica impressa. Lo strato 5, distinto in più livelli sabbioso-argillosi pedogenizzati di colorazione rosso più o meno acceso e rosso-grigiastro, è lo strato campionato per le analisi polliniche svolte nel progetto. È prevista a breve un’indagine archeologica nello strato 5 che rappresenta la sommità di un più antico deposito che in origine, vista la pendenza verso il fondo con una morfologia da retro-duna, doveva estendersi nell’atrio, prima di essere fortemente eroso dall’azione marina.
GROTTA DELLO SCOGLIETTO SITE (COASTAL AREA IN GROSSETO DISTRICT): Palynological studies have allowed us to provide a discrete floristic list and a discrete variety of non-pollen palynomorphs (NPPs). The plant landscape was characterized by vast open areas of meadow/uncultivated land that extended around the cave. The pollen spectra were dominated by Cicorioideae, several Asteroideae and spontaneous Poaceae species accompanied by numerous other herbaceous plants including Lamiaceae and Ranunculaceae. The arboreal component was scarce in all the spectra. Indeed, there were sporadic testimonies of oaks and other typical woody plants that are interspersed with vast open areas of meso-hygrophilous meadow/pasture. The typical vegetation of humid environments indicated the existence of wet areas in all the samples analysed.
Grotta dello Scoglietto (Alberese, Grosseto) is opened along the cliff of the northern area of the Uccellina Mountains located in the Maremma Regional Park (Grosseto district, southern Tuscany). In the 2011, the University of Siena, in collaboration with the University of Florence and the Museo ed Istituto Fiorentino di Preistoria, started a field investigation focused on the archaeological excavation test of the cave which also includes analyses related to the project BACK TO THE WILD. In both the entrance and the innermost part of Grotta dello Scoglietto, it was possible to identify some evidence of in-situ stratigraphy, partly eroded by marine activity. In the entrance area, beneath current trampling surfaces, the stratigraphic sequence includes a Roman-period layer with traces of ustrina (burnt areas or cremation remains), and, at its bottom, a Copper Age layer. In the innermost part of the cave, where the sediment is better preserved, a continental red-earth deposit—Layer 5—was identified at the base of the stratigraphic sequence. This has been attributed to the early Neolithic period with impressed ware ceramics. Layer 5, which is subdivided into several pedogenized sandy-clay sub-levels with shades ranging from bright red to reddish-grey, is the one selected for sampling. An investigation of Layer 5 is planned in the near future. This layer represents the upper part of an older deposit which, based on its slope and back-dune morphology, likely extended into the cave’s entrance before being heavily eroded by marine action.
Pubblicazioni del Progetto Prin 2022 BACK TO THE WILD!
A questo link potete trovare l’intero articolo (https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1002/ece3.11053). Rimanete aggiornati!
Le piante hanno sempre rappresentato un elemento fondamentale nella definizione del paesaggio. Infatti, la diversità vegetale, la cui distribuzione è condizionata dalla variabilità geografica/climatica, ha influenzato sia l’ecologia ambientale che quella umana. Il presente contributo rappresenta uno studio multi-proxy focalizzato alla rilevazione di microparticelle di amido, polline e palinomorfi non pollinici in calcoli dentali antichi prelevati da individui preistorici sepolti nei siti archeologici di La Sassa e Pila (Italia centrale). I dati raccolti hanno suggerito il potenziale utilizzo di diversi taxa vegetali da parte delle popolazioni che vivevano nell’Italia centrale durante l’Età del Rame-Bronzo Medio e hanno ampliato il corpo di evidenze riportato in precedenti studi palinologici e paleoecologici. L’applicazione di un approccio microscopico ha fornito informazioni su specie domestiche e su piante selvatiche raccolte e ha permesso di sviluppare considerazioni generali su ambienti antichi, fonti d’acqua, salute e malattie presenti nei siti indagati. Inoltre, la ricerca ha fornito dati per definire le risorse naturali (ad esempio, il consumo di piante C4) e l’uso sociale dello spazio durante quel periodo. Altro aspetto importante è stato il ritrovamento di indizi vegetali riconducibili ad habitat caratterizzati da boschi di latifoglie, generalmente indicativi di un clima temperato-caldo, e di vegetazione erbosa. Altri reperti insoliti per calcoli dentali antichi (ad esempio, diatomee, brachisclereidi) hanno partecipato alla definizione del quadro ecologico preistorico. Pertanto, questo lavoro fornisce una panoramica sul potenziale dell’analisi del calcolo dentale umano per delineare alcune caratteristiche dell’ecologia vegetale e della biodiversità antiche.
Plants have always represented a key element in landscape delineation. Indeed, plant diversity, whose distribution is influenced by geographic/climatic variability, has affected both environmental and human ecology. The present contribution represents a multi-proxy study focused on the detection of starch, pollen and non-pollen palynomorphs in ancient dental calculus collected from pre-historical individuals buried at La Sassa and Pila archaeological sites (Central Italy). The collected record suggested the potential use of plant taxa by the people living in Central Italy during the Copper-Middle Bronze Age and expanded the body of evidence reported by previous palynological and palaeoecological studies. The application of a microscopic approach provided information about domesticated crops and/or gathered wild plants and inferred considerations on ancient environments, water sources, and past health and diseases. Moreover, the research supplied data to define the natural resources (e.g., C4-plant intake) and the social use of the space during that period. Another important aspect was the finding of plant clues referable to woody habitats, characterised by broad-leaved deciduous taxa and generally indicative of a warm-temperate climate and grassy vegetation. Other unusual records (e.g., diatoms, brachysclereids) participated in defining the prehistoric ecological framework. Thus, this work provides an overview on the potential of the human dental calculus analysis to delineate some features of the ancient plant ecology and biodiversity.