borago_officinalis La Stampa – 20/09/2013 -Alessio Sciurpa

Sono stati da poco diffusi dall’ISPRA i dati relativi ai danni ambientali relativi alla vicenda Costa Concordia. Tra gli altri il danno quantificato in 3,7 milioni di euro sull’ecosistema marino [...]

Se ci si sposta dal mare alla terraferma, uno dei centri di eccellenza in Italia nell’attività di conservazione della biodiversità, leader riconosciuto a livello internazionale per quanto riguarda la produzione di orchidee autoctone, è il Centro Regionale Flora Autoctona della Lombardia. La struttura, che ha anche finalità conservative per quanto riguarda i semi, persegue da anni l’obiettivo di instaurare nel territorio lombardo valide sinergie tra ricerca, floricoltura ed agricoltura, promuovendo l’utilizzo di piante native. Tra i progetti attivi, c’è la costituzione di una filiera corta che parta dalla raccolta del germoplasma a cura del CFA, e prosegua attraverso la produzione in vaso di piante, coinvolgendo i florovivaisti lombardi. I vegetali vengono venduti per il recupero e la compensazione ambientale, la rinaturalizzazione, la riqualificazione floristica.
Per rendere riconoscibile e garantire il prodotto, tutta la filiera beneficia del marchio registrato “Flora Autoctona”, della certificazione di autoctonia rilasciata dal CFA (etichetta UNI EN ISO 14020) e ove necessario della certificazione internazionale CITES.
L’utilizzo di specie autoctone, in contrapposizione alle alloctone arrivate sul territorio a causa dell’azione antropica diretta o indiretta, è importante sotto diversi punti di vista, spesso poco noti e trascurati. “Innanzitutto queste specie ben si adattano alle condizioni ecologiche locali, richiedendo banalmente meno fertilizzanti o acqua, resistendo all’erosione e alle fluttuazioni meteo-climatiche”, spiega Mauro Villa, direttore del centro. “Questo è associato alla loro capacità di formare comunità ecologicamente in equilibrio, in cui anche la fauna selvatica può trovare cibo, riparo e così via. Inoltre, solitamente le piante autoctone non sono nocive per la salute dell’uomo, e hanno un basso impatto su manufatti e infrastrutture. Infine, contribuiscono alla tutela della biodiversità, non solo dal punto di vista naturalistico, ma anche in relazione a tradizioni culturali e patrimonio storico-etnografico dei luoghi in cui viviamo”.

http://www.lastampa.it/2013/09/20/scienza/ambiente/green-news/non-solo-fiori-il-valore-biologico-ed-ecosistemico-delle-specie-autoctone-I53MqVuwUjYApjXPP1PlXI/pagina.html