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le scienze.it, 23/9/2014 L'impronta digitale del modo unico in cui ciascuno di noi percepisce il mondo e se ne costruisce una rappresentazione mentale è rilevabile attraverso l'elaborazione dei dati ottenuti con la risonanza magnetica funzionale (fMRI). Questa impronta si manifesta negli schemi di attivazione della corteccia temporale inferiore, che ha un ruolo cruciale nell'identificazione degli oggetti osservati. La scoperta, opera di un gruppo di ricercatori della Medical Research Council Cognition and Brain Sciences Unit di Cambridge, è descritta sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”.  [...] http://www.pnas.org/content/early/2014/09/19/1402594111 http://www.lescienze.it/news/2014/09/23/news/rappresentazione_unica_del_mondo_rilevata_fmri_corteccia_temporale_inferiore-2301294/
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085212834-0e29b2ed-6773-49bc-8604-46589a98d86c le scienze.it, 23/9/2014 È un enzima il responsabile dello stato di irritabilità, difficoltà di apprendimento e labilità della memoria che colpisce chi è sottoposto a uno stress cronico. A identificarlo è stato un gruppo di ricercatori dell'Istituto di neuroscienze dell'École Polytechnique Fédérale di Losanna (EPFL), in Svizzera, che ne hanno studiato l'intensa attività nell'ippocampo, la struttura cerebrale coinvolta nella formazione delle tracce di memoria. Lo stress cronico provoca un massiccio rilascio a livello cerebrale di glutammato, un amminoacido precursore dell'acido gamma-amminobutirrico (GABA) che agisce come neuromediatore eccitatorio, ossia di stimolo all'attività dei neuroni. Ian Charest e colleghi - che firmano un articolo su “Nature Communications” - hanno scoperto che i recettori NMDA del glutammato, una volta raggiunti dalla sostanza, attivano un enzima chiamato MMP-9. Questo enzima agisce come una forbice che taglia una particolare tipo di proteine, in particolare la nectina-3. [...] http://www.nature.com/ncomms/2014/140918/ncomms5995/full/ncomms5995.html http://www.lescienze.it/news/2014/09/23/news/enzima_stress_cronico_poca_memoria_irrtabilit-2300300/
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the new york times, JUSTIN GILLIS - SEPT. 22, 2014 Researchers are trying to mimic the growing conditions expected to arise decades in the future as the air fills with heat-trapping gases and other pollutants from human activity, with some worrisome results. 23food-1-master675 [...] The work has been going on in some form for nearly a decade, and the answers so far have been worrisome. Earlier this year, for instance, researchers at Harvard and elsewhere pooled data from the Illinois project with findings from scientists in three other countries. In a high-profile paper (http://www.nature.com/nature/journal/v510/n7503/abs/nature13179.html ), the experts reported that crops grown in environments designed to mimic future conditions have serious deficiencies of certain nutrients, compared with crops of today. The Illinois researchers are trying to move past just documenting the potential trouble, though. The bigger question is: What can be done to make crops more resilient? [...] “We know it’s not a perfect simulation of the future, but we believe it’s letting us get a jump start on creating solutions,” said Andrew D.B. Leakey, one of the University of Illinois scientists leading the work. [...] Led by Dr. Leakey and Elizabeth A. Ainsworth, a scientist with the United States Agriculture Department, the researchers have created an unusual blend of climate science, agriculture and modern genetics to study possible routes to a more resilient food supply. [...] http://www.nytimes.com/2014/09/23/science/testing-future-conditions-for-the-food-chain.html?ref=science
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le scienze.it,22/9/2014 Un importante passo per “mettere il turbo” alla fotosintesi e ottenere un aumento delle rese agricole è stato compiuto da un gruppo di ricercatori del Rothamsted Research di Harpenden, nel Regno Unito, e della statunitense Cornell University, che lo illustrano su “Nature”. http://www.nature.com/nature/journal/vaop/ncurrent/full/nature13776.html 183546054-97e53daf-e2b7-4acc-9015-51229b6b5094 Myat T. Lin, Alessandro Occhialini e colleghi hanno concentrato la loro attenzione sull'enzima Rubisco, che ha un ruolo chiave nella conversione dell'anidride carbonica (CO2) atmosferica in zuccheri, e che costituisce circa la metà di tutte le proteine presenti nelle foglie, tanto da essere probabilmente la proteina più diffusa in natura. L'enzima Rubisco che si trova nelle piante ha però un'efficienza molto bassa, ovvero produce quantità limitate di zuccheri in tempi piuttosto lunghi, decisamente più piccole rispetto a quelle prodotte da altre varianti dello stesso enzima presenti nei cianobatteri, come per esempio in Synechococcus elongatus. Nella loro ricerca Lin, Occhialini e colleghi hanno quindi creato piante di tabacco geneticamente modificate che non sfruttavano il loro enzima Rubisco naturale, ma, grazie all'inserimento nella pianta di geni ricavati da S. elongatus, la variante batterica più efficiente. [...]  http://www.lescienze.it/news/2014/09/22/news/fotosintesi_veloce_efficienza_rubisco_batterico-2299577/