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Artificial muscle cross-section:
laminin (green)
Myosin (red)
Dapi (blue)Neuromuscular plaque in
artificial muscle section:
neurofilament (green)
bungarotoxin (red) -
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Lab. of Neurochemistry
Studio dei meccanismi
molecolari delle malattie
neurodegenerative -
Anemone apennina
Monti SimbruiniFoto di Letizia Zanella -
Studio delle comunità
di batterioplankton nella
Riserva Naturale Regionale
Macchiatonda -
Astrobiologia e biologia
molecolare di......cianobatteri di
ambienti estremi -
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Il Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” orienta la sua missione formativa e di ricerca su tematiche all’avanguardia degli studi sulla vita in tutti i suoi livelli di organizzazione e varietà. Le diverse aree di ricerca concorrono a sviluppare una piattaforma multidisciplinare su temi quali: i meccanismi molecolari delle malattie neurodegenerative, la regolazione dei processi di cancerogenesi; la caratterizzazione di molecole di origine vegetale ed animale; la valutazione delle comunità ecologiche e il monitoraggio ambientale.
Regolamento Dipartimento di Biologia DR 3756 del 06.12.2012
X
le scienze.it, 05/06/2018
Le persone con la variante genica APOE4 hanno livelli più alti di proteine amiloidi, e sono a più elevato rischio di Alzheimer. Questa variante infatti altera il metabolismo dei lipidi nei neuroni e negli astrociti (le cellule cerebrali che alimentano i neuroni), e riduce notevolmente l’attività della microglia, la cui principale funzione è la rimozione di presenze indesiderate, dai patogeni alle proteine amiloidi di scarto. A scoprire questo collegamento tra il già noto fattore rischio di APOE4 legato all’Alzheimer con fenomeni di meccanismi cellulari è stato un gruppo di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology, che firma un articolo su “Neuron”. … http://www.lescienze.it/news/2018/06/04/news/alzheimer_apoe4_accumulazione_amiloide_microglia-4006189/https://www.cell.com/neuron/fulltext/S0896-6273(18)30380-5
Jun
wired – 5/06/2018
… uno studio americano, chiamato Tailorx e appena presentato durante il congresso mondiale di oncologia medica (Asco) a Chicago, secondo cui circa il 70% delle donne colpite dal tipo più frequente di tumore al seno, ovvero con recettori ormonali positivi, Her2 negativo e senza linfonodi coinvolti, possono evitare di sottoporsi alla chemioterapia insieme a una terapia ormonale.
La ricerca è iniziata nel 2006 e ha coinvolto oltre 10mila donne, che si sono sottoposte al test genomico, chiamato OncotypeDX. Questo test viene eseguito su campioni tumorali prelevati dopo l’intervento chirurgico delle pazienti che sono negli stadi iniziali della malattia. Analizzando l’espressione di 21 geni, il test fornisce un punteggio da 0 a 100, che indica la probabilità che il tumore ritorni entro 10 anni dalla prima diagnosi. [...] Joseph A. Sparano, dell’Albert Einstein Cancer Center di New York, vice direttore del gruppo di ricerca Ecog-Acrin che ha condotto lo studio. …
https://www.wired.it/scienza/medicina/2018/06/04/cancro-seno-test-70-chemio/
Jun
May
la repubblica.it, 30/5/2018
… centinaia di geni infatti si risvegliano, aumentano o diminuiscono la loro attività fino a 4 giorni dopo la morte. La mappa di queste funzioni, descritte in due diversi studi, viene riassunta dal sito della rivista Science e può portare a migliori cure per conservare gli organi da trapiantare e metodi per determinare il momento della morte nelle vittime di un crimine.
Il gruppo di Peter Noble dell’università di Washington, studiando l’attività di 1000 geni nel pesce zebra e nei topi, [...] La cosa interessante è capire perché alcuni geni, come quelli dello sviluppo embrionale, si riattivano dopo la morte.
Chi dà questo segnale?”, si chiede il genetista Giuseppe Novelli, rettore dell’università Roma Tor Vergata. Saperlo, continua Novelli, “potrà essere utile per attivare i geni che mantengono vivo l’organo in tutte quelle malattie in cui c’è la morte cellulare”. Nell’altro studio i ricercatori dell’Istituto di Scienza e Tecnologia di Barcellona, attraverso lo studio dei dati genetici di 36 tessuti differenti (dai polmoni alla pelle) hanno scoperto che il tempo trascorso dal momento della morte influenza l’attività dei geni e che questo effetto cambia da tessuto a tessuto. … http://www.repubblica.it/scienze/2018/05/30/news/alcuni_geni_sopravvivono_alla_morte_parte_del_dna_continua_a_funzionare-197757547/
Università di Tor Vergata