Il Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” orienta la sua missione formativa e di ricerca su tematiche all’avanguardia degli studi sulla vita in tutti i suoi livelli di organizzazione e varietà. Le diverse aree di ricerca concorrono a sviluppare una piattaforma multidisciplinare su temi quali: i meccanismi molecolari delle malattie neurodegenerative, la regolazione dei processi di cancerogenesi; la caratterizzazione di molecole di origine vegetale ed animale; la valutazione delle comunità ecologiche e il monitoraggio ambientale.
Regolamento Dipartimento di Biologia DR 3756 del 06.12.2012
XJun
la repubblica.it, m. marini, 7/6/2018
… Bucando con il suo trapano i sedimenti antichi di miliardi di anni, Curiosity ha estratto e analizzato campioni di suolo che contengono diversi composti molto interessanti per gli esobiologi: tiofene, 2-metiltiofene, 3-metiltiofene e solfuro dimetile. Si tratta di composti del carbonio, con ‘aggiunta’ di zolfo, elemento che ha contribuito, secondo i ricercatori, a conservare le molecole in quell’ambiente ostile.
Inoltre, si legge nello studio pubblicato su Science da un team internazionale di ricercatori, quelle rinvenute potrebbero essere state parti di molecole più complesse: “Non abbiamo ancora quello che cerchiamo, le ‘biosignatures’, come amminoacidi e acidi nucleici che formano proteine e Dna – spiega Daniela Billi, professoressa associata al dipartimento di Biologia a Tor Vergata e associata Inaf che non ha preso parte allo studio – e non sappiamo ancora di preciso quale sia l’origine di queste molecole. Potrebbero essere anche servite per il metabolismo cellulare ma non ci sono prove”. …
http://www.repubblica.it/scienze/2018/06/07/news/i_mattoni_della_vita_su_marte_da_curiosity_nuove_conferme-198413801/
http://science.sciencemag.org/content/360/6393/1096
repubblica.it, 7/6/2018, s. iannacone
… A raccontarlo, sulle pagine di Science, è un’équipe internazionale di ricercatori, del Bio-Inspired Digital Sensing Lab alla University of Melbourne, in Australia, e di altri istituti di ricerca. Gli scienziati, in particolare, hanno condotto una serie di esperimenti e scoperto che le api, così come gli esseri umani e poche altre specie animali (tra cui delfini, pappagalli e primati), sono in grado di comprendere sia i concetti di numerosità (e i loro correlati di “maggiore” e “minore”) che quello, ben più astratto, di zero. Ovvero, in altre parole, che gli insetti sono in grado di collocare lo zero nel posto giusto all’interno di un’immaginaria scala dei numeri, comprendendo che si tratta di una quantità minore dell’uno e delle cifre successive. [...]
Per comprenderlo, gli scienziati, coordinati da Scarlett Howard, hanno dovuto mettere a punto un esperimento piuttosto complesso: anzitutto, hanno attratto gli insetti verso …
http://www.repubblica.it/scienze/2018/06/07/news/anche_le_api_conoscono_lo_zero-198414457/
http://science.sciencemag.org/content/360/6393/1124
Jun
Solo cent’anni per adattarsi all’acqua dolce
le scienze.it, 6/6/2018
Modifiche genetiche significative, correlate all’adattamento a un nuovo ambiente, possono verificarsi in un arco di tempo molto breve. A testimoniarlo è il caso di una varietà del pesce Oncorhynchus mykiss, che in poco più di cent’anni si è perfettamente adattata a un ambiente lacustre diverso da quello naturale, in cui era stata immessa alla fine del XIX secolo. Fornendo una comprensione più profonda del processo di evoluzione adattativa, lo studio – effettuato da ricercatori della Purdue University a West Lafayette, nell’Indiana, e pubblicato su “Molecular Biology” – potrà aiutare a gestire le situazioni critiche legate all’introduzione di specie che, provenienti da regioni con condizioni ecologiche molto diverse, colonizzano un nuovo ambiente. … http://www.lescienze.it/news/2018/06/06/news/rapido_adattamento_specie_ambiente_trota_iridea-4007889/
https://onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1111/mec.14726
le scienze.it, 05/06/2018
Le persone con la variante genica APOE4 hanno livelli più alti di proteine amiloidi, e sono a più elevato rischio di Alzheimer. Questa variante infatti altera il metabolismo dei lipidi nei neuroni e negli astrociti (le cellule cerebrali che alimentano i neuroni), e riduce notevolmente l’attività della microglia, la cui principale funzione è la rimozione di presenze indesiderate, dai patogeni alle proteine amiloidi di scarto. A scoprire questo collegamento tra il già noto fattore rischio di APOE4 legato all’Alzheimer con fenomeni di meccanismi cellulari è stato un gruppo di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology, che firma un articolo su “Neuron”. … http://www.lescienze.it/news/2018/06/04/news/alzheimer_apoe4_accumulazione_amiloide_microglia-4006189/https://www.cell.com/neuron/fulltext/S0896-6273(18)30380-5
Università di Tor Vergata