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la stampa.it – 11/9/2014, r. pizzolante
Coltivare in mezzo al mare per far fronte alla scarsità di terre disponibili. Potrebbe essere questa la nuova frontiera per nutrire il Pianeta. Al via un progetto italiano

Entro il 2050 la popolazione urbana mondiale toccherà quota sei miliardi, dicono le ultime previsioni dell’Onu. Con questi numeri i governi sono chiamati a una grossa sfida: produrre più cibo per garantire la sicurezza alimentare di tutti. [...] E’ questa l’idea alla base di FLOAT – Floating Agricultural System, un sistema di coltivazione che si basa su unità modulari in grado di galleggiare in mare e produrre vegetali senza consumo di terra agricola, presentato il 21 luglio all’Università di Milano-Bicocca. Le serre, ancora un prototipo, utilizzano tecniche di coltivazione fuori suolo, come l’idroponia e l’acquaponia, e poggiano su strutture con tanto di passerelle che permettono la raccolta degli ortaggi.
“Stiamo lavorando sui materiali per rendere FLOAT adattabile a diverse condizioni meteorologiche”, spiega Idrees Rasouli, designer inventore di FLOAT e fondatore della X-CROP – Urban Agricultural Technologies Corporation. “Le unità saranno dotate di sistemi per la raccolta dell’acqua piovana e dell’energia solare per creare un habitat ideale per la crescita delle piante sul mare”.
La tecnologia sarà testata presso il MaRHE Center (Marine Research and Higher Education Center), il centro di ricerca e formazione sulla sostenibilità ambientale e sulla protezione della scogliera corallina dell’Università di Milano-Bicocca, attivo sull’isola di Maghodoo, alle Maldive. [...] I test partiranno ad ottobre, speriamo di avere per Expo 2015 una piattaforma di produzione di vegetali alla Maldive”.
I vantaggi dei campi galleggianti sarebbero tanti. “La preservazione della poca terra disponibile e della sua biodiversità, la produzione di cibo fresco e a km zero, la riduzione delle importazioni e quindi dei trasporti e dei rifiuti”, continua Galli. … http://www.lastampa.it/2014/09/11/scienza/ambiente/il-caso/gli-ortaggi-del-futuro-cresceranno-negli-oceani-TAYwdoP0L0GjltIN15vVpJ/pagina.html