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appcover-nature-v540-n7633-450x579   radiotrescienza, 15/12/2016, in onda alle 11.30,al microfono Marco Motta È uno dei rarissimi casi nel mondo animale in cui a partorire è il maschio. Tra i pochi pesci a sfoggiare un collo, non ha stomaco né denti. Nuota lentamente e si muove in verticale. Il cavalluccio marino è tra le creature che più colpiscono la nostra immaginazione, e molte delle sue caratteristiche sono uniche: le esploriamo insieme a Michele Gristina, ricercatore all’Istituto per l'ambiente marino costiero del CNR a Mazara del Vallo, e a Mauro Mandrioli, docente di genetica animale all’Università di Modena e Reggio Emilia. Il giorno in cui Nature pubblica la mappa completa del suo genoma, il cavalluccio marino salpa sulla nostra Arca di Natale in compagnia di Marco Marcelli, responsabile del Laboratorio di oceanologia sperimentale ed ecologia all’Università della Tuscia. http://www.nature.com/nature/journal/v540/n7633/full/nature20595.html Partecipare all'osservazione collettiva dei cavallucci marini: il progetto Iseahorse: http://iseahorse.org riascoltabile: http://www.radio3.rai.it/dl/portaleRadio/media/ContentItem-2bbba260-c701-4540-a9c9-6f3f8c417a0b.html?refresh_ce
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300x1691481641393926Laetoli_01radiotrescienza, 14/12/2016, Al microfono Marco Motta - in onda ore 11.30, riascoltabile: http://www.radio3.rai.it/dl/portaleRadio/media/ContentItem-9ada8f31-9ad7-4dd6-bda6-5783e837bba2.html Si muovevano in gruppo. I maschi erano probabilmente poligami e molto più grossi delle femmine. L’Australopithecus afarensis ci racconta di sé attraverso una nuova serie di orme portate alla luce in Tanzania, nel celebre sito di Laetoli. Orme impresse oltre 3 milioni di anni fa, che oggi ci aiutano a completare l’album di famiglia di Lucy, come ci spiega Marco Cherin, paleontologo all’università di Perugia e coautore della scoperta. Vive solamente nelle isole Pontine. Le ali di un bel marrone brillante, un disegno criptico sul ventre, la farfalla Hipparchia sbordonii è una delle specie in pericolo della nostra Arca di Natale. Ce la racconta il suo scopritore, lo zoologo Valerio Sbordoni.  New footprints from Laetoli (Tanzania) provide evidence for marked body size variation in early hominins, la ricerca apparsa su E-Life: https://elifesciences.org/content/5/e19568 (L'immagine è una ricostruzione artistica del paesaggio di Laetoli di 3,66 milioni di anni fa opera di David A. Iurino) http://www.lescienze.it/news/2016/12/14/news/laetoli_australopitecine_struttura_sociale_riproduzione_gorilla-3348899/
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Piconese Silvia Piconese  (Immunology Unit, Dip. Medicina Interna e Specialità Mediche,  Università di Roma "Sapienza" & Istituto Pasteur-Fondazione Cenci Bolognetti, Roma "Immunosoppressione nel microambiente tumorale: le cellule T regolatorie" Aula Seminari Dipartimento di Biologia Mercoledì 14 dicembre 2016 - ore 15:00 Invitata da G. Cesareni tel. 06-72594315 Abstract Le cellule Treg, un sottotipo di linfociti CD4 ad alta capacità immunosoppressiva, sono fondamentali nel mantenimento dell’omeostasi immune e nella protezione da risposte indesiderate. Infatti, si espandono in risposta a danni tissutali di diversa natura e, attraverso molteplici meccanismi, contribuiscono allo spegnimento dell’infiammazione e dell’immunità. Nel caso dello sviluppo di un tumore, la persistenza del danno e la cronicizzazione dell’infiammazione conducono a un’eccessiva espansione delle Treg al sito tumorale: l’accumulo di queste cellule genera, quindi, un microambiente immunosoppressivo che impedisce lo sviluppo di risposte immunitarie anti-tumorali protettive. Spegnere la proliferazione e/o l’attività delle Treg potrebbe rappresentare una concreta possibilità di immunoterapia del cancro. Nel corso del seminario, verranno presentati alcuni aspetti dell’espansione delle Treg tumore-associate, e in particolare il ruolo del recettore OX40 (appartenente alla famiglia del TNF e coinvolto nella “fitness” delle Treg), e di meccanismi immunometabolici che, tramite l’assorbimento di glucosio e la sintesi di acidi grassi, rendono le Treg particolarmente resistenti al microambiente metabolicamente ostile del tumore.
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la repubblica.it, 9/12/2016 - g. gagliardi ...La prima persona affetta dalla malattia non sarebbe stata la donna esaminata dal medico tedesco Alois Alzheimer, in Germania, ma una donna di Nicastro, in provincia di Catanzaro. Un importante risultato scientifico - spiega una nota dell'Asp di Catanzaro - tanto che è stato anche pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale "Journal of Neurology", reso possibile grazie al lavoro certosino dell'equipe del Crn dell'Asp di Catanzaro, che è andata a ritroso di ben 6 generazioni fino al 1809. [...] I ricercatori del Massachussets Institute of technology (Mit) hanno testato con successo sui topi una terapia a base di flash di luci stroboscopiche (come quelle della discoteca) negli occhi e hanno visto come questa  stimoli le cellule immunitarie a divorare le proteine beta-amiloide che si accumulano nel cervello causando la demenza. Come spiega lo studio pubblicato sulla rivista Nature, il tasso perfetto di flash è di 40 lampi al secondo, un tremolio a malapena percepibile ... http://www.nature.com/nature/journal/v540/n7632/full/nature20587.html http://www.repubblica.it/salute/medicina/2016/12/09/news/alzheimer_studio_centro_regionale_di_neurogenetica_lamezia_terme-153777607/