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la repubblica.it - 11/3/2016, s. iannacone
Un'équipe di scienziati del Kyoto Institute of Technology e di altri istituti di ricerca giapponesi, infatti, ha appena isolato una specie di batterio, Ideonella sakaiensis, in grado di "divorare" la plastica, utilizzandola come fonte di sostentamento e crescita, mediante l'azione chimica di soli due enzimi. I dettagli della scoperta sono stati appena pubblicati su Science. [...] [i ricercatori] guidati da Shosuke Yoshida, hanno identificato i due enzimi chiave nella reazione di idrolisi (cioè di rottura, decomposizione) della plastica, descrivendo in dettaglio il processo. Il primo si chiama, molto banalmente, PETase, ed è secreto dal batterio quando questi aderisce alle superfici plastiche. Il secondo si chiama MHET idrolase, ed è quello responsabile della rottura delle catene di PET in molecole più piccole e "innocue", l'acido tereftalico e il glicole etilenico. ... http://www.repubblica.it/scienze/2016/03/11/news/batterio_plastica-135233173/?ref=HRERO-1
http://science.sciencemag.org/content/351/6278/1154
http://science.sciencemag.org/content/351/6278/1196

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le scienze.it - 10/3/2016
Non fu la cottura del cibo ad accompagnare una delle tappe fondamentali dell'evoluzione di Homo erectus, vale a dire lo sviluppo di una mandibola meno pronunciata in avanti e denti più piccoli, che permise a sua volta una migliore articolazione del linguaggio e una migliore termoregolazione. A determinare questo decisivo passaggio fu invece il maggior consumo di carne e l'uso di semplici utensili di pietra per tagliare e sminuzzare i vegetali più coriacei, secondo quanto afferma un nuovo studio pubblicato su “Nature” da Daniel Lieberman and Katherine Zink della Harvard University a Cambridge, negli Stati Uniti. ...
http://www.lescienze.it/news/2016/03/10/news/dieta_evoluzione_homo_erectus-3010332/
Katherine D. Zink & Daniel E. Lieberman - Impact of meat and Lower Palaeolithic food processing techniques on chewing in humans: http://www.nature.com/nature/journal/vaop/ncurrent/full/nature16990.html

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le scienze.it, 10/3/2016
La plasticità del cervello, ossia la sua capacità di ristrutturare le connessioni fra i neuroni, dipende in modo essenziale dall'azione delle cellule della microglia, le cellule immunitarie che proteggono il cervello dalle infezioni e distruggono le cellule morte in seguito a una lesione.
Fino a poco tempo fa si riteneva che il ricablaggio dei circuiti cerebrali fosse gestito esclusivamente dai neuroni, ma più di recente sono emersi dati che indicano un coinvolgimento anche della microglia.
Il nuovo studio - condotto da ricercatori dell'Università di Rochester e pubblicato su "Nature Communications" ... http://www.nature.com/ncomms/2016/160307/ncomms10905/full/ncomms10905.html
http://www.lescienze.it/news/2016/03/09/news/plasticita_cervello_cellule_microglia-3006418/

Università di Tor Vergata