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la repubblica.it - 25/2/2014
Lo rivela una ricerca dell'Università La Sapienza di Roma.La nostra specie fondata da una decina di padri fondatori
L'homo sapiens non è nato in Africa orientale, come si è creduto finora, ma in quella centro - occidentale, dove era presente già 200.000 anni fa e dove una decina di 'padri fondatori' ha dato vita alla nostra specie. Emerge dalla firma genetica lasciata dai nostri progenitori, analizzata dai genetisti dell'università Sapienza di Roma.
Pubblicata sulla rivista Genome Research e coordinata dal gruppo di Fulvio Cruciani e Rosaria Scozzari, la ricerca riapre un campo in cui sembravano esserci risposte definitive. http://www.repubblica.it/scienze/2014/02/24/news/dna_riscrive_origine_homo_sapiens_in_africa_orientale-79527794/

Prima edizione del corso di formazione universitario dal titolo: “Tecniche e Strumenti per la Subacquea Scientifica Professionale”
La Subacquea è da sempre una disciplina al servizio della ricerca scientifica. L’avvento della subacquea ricreativa ha contribuito all’enorme incremento del numero di praticanti, al proliferare del numero di scuole ed offerte di percorsi formativi. Se da un lato questo […]:
la stampa.it, 22/2/2014 - s. regina
Il metallo usato da sempre come antiparassitario è tossico, si deposita nel terreno creando seri rischi per acqua, terra e microorganismi. Bruxelles finanzia un piano per trovare soluzioni alternative
... da oltre un secolo è utilizzato contro la peronospora della vite, che può causare danni gravissimi alla produzione di uva. E se da un lato è un metallo indispensabile per alcuni meccanismi biologici delle piante- gioca infatti un ruolo chiave nella fotosintesi e nella sintesi delle proteine - dall’altro però non ne va sottovaluta la tossicità. Si deposita infatti nei primi strati del terreno, influenzando negativamente la vita microbica e lo sviluppo di batteri, alghe, funghi e lombrichi. “Il rame che viene utilizzato come antiparassitario tende in pratica ad accumularsi nell’ambiente, in particolare nel suolo - spiega Stefania Tegli, ricercatrice del Dipartimento di scienze delle produzioni agroalimentari e dell’ambiente dell’Università di Firenze -. E, dal terreno, può raggiungere e inquinare le falde acquifere, determinando gravissimi rischi ambientali ed ecotossicologici su un ampio spettro di organismi e microrganismi”. Per questo la Commissione europea ha finanziato con il fondo per l’ambiente LIFE+ il progetto After-Cu (acronimo di “Anti-infective environmental friendly molecules against plant pathogenic bacteria for reducing Cu”), coordinato dall’ateneo fiorentino, che si prefigge di promuovere la riduzione dei composti di rame tradizionalmente utilizzati come battericidi in agricoltura, anche biologica. http://www.lastampa.it/2014/02/22/scienza/ambiente/il-caso/allarme-sulluso-agricolo-del-rame-8u8I2kN1OGBeAxlrKy3NVM/pagina.html

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la stampa.it - 22/2/2014, m. panarari
Tre reportage non convenzionali nel nuovo libro di Nicolò Carnimeo
Come è profondo il mare (Chiarelettere, pp. 192)
Carnimeo, docente di Diritto della navigazione all’Università di Bari e giornalista (che collabora, tra gli altri, con La Stampa e il programma di Rai1 Linea blu) [...] è andato a vedere di persona, in una delle “zone di convergenza” tra gli oceani, il Great Pacific Garbage Patch, uno di quei mostruosi e informi “blob” generati dall’incrocio tra le correnti, dove galleggiano tonnellate di plastica. E, malauguratamente, non è il solo; un’immensa isola di plastica nell’Oceano Indiano, due nell’Atlantico, due nel Pacifico (di cui una dell’estensione dell’Europa), e tanta, tantissima nel chiuso Mare nostrum, dove, sul Gargano – per portare un altro dei vari esempi di devastazione ambientale ed etologica di cui si occupa Carnimeo – si assiste al massacro dei capodogli, avvelenati dalle sostanze tossiche che circolano nell’acqua. Ed ecco il “mare di mercurio” (che, attraverso il pesce che mangiamo, avvelena, senza che ce ne accorgiamo, anche noi), e quello “di tritolo”, che deriva dagli sversamenti nell’Adriatico di materiale bellico risalente alla seconda guerra mondiale (un’altra storia, non abbastanza conosciuta, ricostruita in questo volume) e, molto più recentemente, proveniente dai conflitti nei Balcani. E qui ritroviamo una delle ragioni principali delle ultime invasioni di alghe e meduse aliene rispetto all’ecosistema abituale del Mediterraneo. http://www.lastampa.it/2014/02/22/scienza/ambiente/focus/mari-di-plastica-mercurio-e-tritolo-m5dXqxIZW0na4tYSSCzf5N/pagina.html

Università di Tor Vergata