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images   La stampa.it - 28/1/2014 (TMNews) Uno dei maggiori problemi della zootecnia italiana è il trattamento dei reflui prodotti dagli allevamenti. Re-Energy ed il Centro di ricerche per l'acquacoltura (CRIAcq) dell'Università Federico II di Napoli hanno avviato una sperimentazione: l'obiettivo è massimizzare i risultati del processo di digestione anaerobica dei reflui zootecnici attraverso l'impiego di alghe. L'utilizzo delle biomasse algali - riferisce ambiente.ambienti -si inserisce all'interno del ciclo di digestione anaerobica, valorizzando il digestato liquido prodotto a valle della trasformazione biologica che lo rende utilizzabile come sottoprodotto ad elevato valore aggiunto. [...]http://www.lastampa.it/2014/01/28/scienza/ambiente/studio-dalle-alghe-un-modo-per-smaltire-rifiuti-zootecnici-f7UwlnrMzROlY3wzfk3RSI/pagina.html
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3060898-k1qD-U430101060094603fG-140x180@Corriere-Web-Sezioni il corriere della sera.it - 27/1/2014, massimo piattelli palmarini Gli organismi microscopici possono combattere le malattie ...un lavoro appena pubblicato sulla rivista specializzata «Cell» da Sarkis K. Mazmanian e undici collaboratori dell’Istituto di Tecnologia della California, riguardante le interazioni tra microbioma e disturbi cognitivo-comportamentali... [...] Negli ultimi dieci anni circa, ma ancor più negli ultimissimi tre o quattro, abbiamo assistito a una vera e propria rivoluzione nel mondo della biomedicina. Si tratta dello studio del microbioma [...] Un attivo progetto internazionale, lo «Human Microbiome Project Consortium», sovvenzionato dai National Institutes of Health, raccoglie i sempre più numerosi dati e cerca di armonizzare e unificare i protocolli sperimentali.[...] Mazamanian e colleghi[...] hanno studiato queste correlazioni nel topo. In sostanza, osservando le alterazioni del microbioma gastrointestinale nelle madri e introducendo poi nella prole un batterio presente nell’uomo (chiamato Bacteroides fragilis ) che modifica la permeabilità e l’ecologia intestinale, hanno ottenuto miglioramenti in preesistenti difetti del comportamento comunicativo, maggiore resistenza allo stress, minori sintomi di ansia e miglior successo in prove di motricità e sensibilità. [...] Potenzialmente, appropriate terapie probiotiche attive sulla barriera gastro-intestinale potrebbero essere utili per trattare i disturbi dello sviluppo nervoso anche nell’uomo. Mazmanian e colleghi dicono che si tratta di un’idea «trasformazionale» (sic ), di possibile applicazione a un vasto spettro di disturbi neurologici e comportamentali che coinvolgono l’apparato immunitario e l’intestino [...] http://www.corriere.it/salute/14_gennaio_27/domani-microbi-ci-salveranno-05be4168-8735-11e3-b7c5-5c15c6838f80.shtml
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la_brana_1_dark_skinned_blue_eyes-k0WC-U102022792482065WD-426x240@LaStampa.it La stampa.it - 27/1/2014 - tuttoscienze Studio pubblicato su Nature. Ricostruiti i tratti somatici analizzando il Dna di un uomo vissuto nel Mesolitico in Spagna. Il colore della pelle e degli occhi sarebbero variati negli anni in conseguenza dei cambiamenti di alimentazione [...il] gruppo coordinato da Carles Lalueza-Fox, dell’Istituto di Biologia Evolutiva a Barcellona. I resti dell’uomo sono stati scoperti nel 2006 insieme con un altro scheletro maschile nel sito La Brana - Arintero in Valdelugueros, nel Nord della Spagna. Entrambi gli uomini sono vissuti nel Mesolitico, compreso fra 10.000 a 5.000 anni fa (tra il Paleolitico e Neolitico), che si conclude con l’avvento dell’agricoltura e l’allevamento, pratiche arrivate dal Medio Oriente. Il lavoro è stato condotto sul Dna estratto da un dente di uno dei due uomini indicato con La Brana 1. L’analisi mostra come alcune nuove abitudini introdotte dall’agricoltura hanno influenzato le popolazioni facendo emergere nuovi geni associati con il sistema immunitario e la dieta.[...] http://www.lastampa.it/2014/01/27/scienza/gli-europei-di-anni-fa-avevano-occhi-blu-e-pelle-scura-Wt1rpjF0N6LofagVWPM2QL/pagina.html http://www.repubblica.it/scienze/2014/01/26/news/occhi_blu_e_pelle_scura_ecco_come_erano_gli_europei_del_5000_avanti_cristo-76994850/?ref=HRESS-6
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lalinfanellevene_fratus_redux   il corriere della sera.it -24/1/2014, massimo spampani Vecchi ma in forma. Una ricerca capovolge un punto di vista diffuso, quello cioè che i grandi vecchi alberi, vista la veneranda età, crescano poco o niente, sopravvivano nel tempo ma siano improduttivi. E invece no: gli scienziati hanno appurato che nella maggior parte delle specie gli alberi invecchiando aumentano i tassi di crescita e sequestrano più carbonio dall’atmosfera.  Un gruppo di ricerca internazionale – come riferisce la rivista Naturehttp://www.nature.com/nature/journal/vaop/ncurrent/full/nature12914.html ) - afferma che il 97 % delle 403 specie tropicali e temperate oggetto dello studio cresce più velocemente man mano che invecchia. Lo studio è stato guidato da Nate L. Stephenson del U.S. Geological Survey Western Ecological Research Center. I ricercatori hanno preso in considerazione i dati provenienti da studi condotti in tutti i continenti. Le conclusioni sono basate su misurazioni ripetute su 673.046 singoli alberi, alcune risalenti a più di 80 anni fa. http://www.corriere.it/scienze/14_gennaio_24/alberi-piu-invecchiano-piu-crescono-13f683fa-850d-11e3-a075-38de66619eb5.shtml