Potrà sembrare paradossale il titolo della rubrica di questo mese ma, come ci insegnano film come “La bella e la bestia”, dietro ogni mostro si può a volte nascondere un qualcosa di affascinante. E’ questo il caso delle due piante protagoniste della rubrica di questo mese ovvero l’ Amorphophallus titanum (Becc.) Becc e la Rafflesia arnoldii R.Br., due piante veramente mostruose. Per imbattersi in queste due specie ci si deve recare nell’arcipelago Indonesiano, in particolare sull’Isola di Sumatra. Quest’isola è considerata un “hotspot” di biodiversità, ovvero un ambiente in cui sono presenti un elevato numero di organismi endemici sia vegetali che animali, come del resto le altre isole dell’arcipelago del sud-est asiatico tra cui l’isola di Java, l’isola del Borneo e l’isola di Pasqua, ma ora torniamo alle nostre protagoniste
La R. arnoldii prende il nome dal botanico inglese Joseph Arnold, capo della spedizione che scoprì questa specie nel 1818. E’ una pianta parassita (molto spesso il suo ospite è la Tetrastigma leucostaphylum) presente nella foresta tropicale dell’isola di Sumatra. Essendo una pianta parassita non presenta né foglie né radici, il corpo principale della pianta risiede interamente all’interno della pianta ospite. L’unica parte visibile della pianta è il fiore, l’organo che fa di lei una vera e propria pianta mostruosa. Questo perché il fiore di questa specie può raggiungere il diametro di circa 1 m e può arrivare a pesare fino a 10 Kg, e questo gli concede il record come pianta con il fiore più grande al mondo. Il fiore presenta un colore marrone-rossastro maculato di bianco ed è composto da cinque lobi inseriti in una struttura simile ad una coppa. Un’altra particolarità di questo fiore è che produce un odore sgradevole (carne in putrefazione), tanto che gli indigeni la chiamano “pianta carne”. Questo odore fa si che siano attirate delle particolari mosche, che sono le principali impollinatrici di questa pianta, che trasportano il polline da fiori maschili a fiori femminili ed ogni fiore impollinato produrrà milioni di semi, peccato solo che il periodo di fioritura duri al massimo una settimana.
Passiamo ora all’Amorphophallus titanum (Becc.) Becc, specie presente nelle foreste tropicali dell’isola di Sumatra. In questo caso a farla da padrone è l’infiorescenza di questa pianta. Infatti essa è in grado di produrre, un’infiorescenza che può raggiungere i 3 metri di altezza, formata da un lungo spadice di color crema (fiori maschili) e rosa (fiori femminili), circondato da una o più spate di colore violaceo ed essendo simile ad un fallo, dona il nome a questa pianta. Il fiore una volta raggiunto a maturità, come nel caso della R . arnoldii, produce un odore sgradevole. Anche in questo caso, attira insetti che solitamente depongono le uova nella carne in decomposizione, favorendo così l’impollinazione dei fiori. Una volta finita la fioritura, che dura solo 3-4 giorni, ne prende il posto una singola foglia composta che raggiunge un’altezza di circa 7 metri.
Entrambe le specie a causa della frammentazione e degradazione dell’habitat in cui esse vivono, sono considerate a rischio d’estinzione. In particolar modo l’ A. titanum è inserita nella lista rossa mondiale con uno status di conservazione di Vulnerabile.
Queste due piante possiedono degli adattamenti bizzarri al ambiente in cui esse vivono. Le notevoli dimensioni e l’odore sgradevole che esse emanano ci possono far affermare che queste, come tante altre, sono da considerare delle “piante mostruose”!!
Anche questo mese vi abbiamo portato a conoscenza di alcune delle curiosità affascinanti che il mondo vegetale spesso ci regala, donandoci meravigliose forme, colori ed adattamenti. Spesso non riusciamo a comprendere quanto tali meraviglie siano costantemente minacciate dai nostri atteggiamenti, che mettono a repentaglio la loro esistenza.
Non ci resta che darvi appuntamento al prossimo articolo ed invitarvi ad avere un comportamento più ecocompatibile per continuare a goderci tali stranezze.