-
-
-
Artificial muscle cross-section:
laminin (green)
Myosin (red)
Dapi (blue)Neuromuscular plaque in
artificial muscle section:
neurofilament (green)
bungarotoxin (red) -
-
Lab. of Neurochemistry
Studio dei meccanismi
molecolari delle malattie
neurodegenerative -
Anemone apennina
Monti SimbruiniFoto di Letizia Zanella -
Studio delle comunità
di batterioplankton nella
Riserva Naturale Regionale
Macchiatonda -
Astrobiologia e biologia
molecolare di......cianobatteri di
ambienti estremi -
-
Il Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” orienta la sua missione formativa e di ricerca su tematiche all’avanguardia degli studi sulla vita in tutti i suoi livelli di organizzazione e varietà. Le diverse aree di ricerca concorrono a sviluppare una piattaforma multidisciplinare su temi quali: i meccanismi molecolari delle malattie neurodegenerative, la regolazione dei processi di cancerogenesi; la caratterizzazione di molecole di origine vegetale ed animale; la valutazione delle comunità ecologiche e il monitoraggio ambientale.
Regolamento Dipartimento di Biologia DR 3756 del 06.12.2012
XFeb
Feb
la stampa.it – 23/2/2014
Nella rete dei cacciatori di geni associati alla sclerosi laterale amiotrofica finisce una nuova preda: si chiama TBK1 e si pensa che la sua proteina sia coinvolta nei meccanismi “spazzini” che hanno il compito, quando funzionano, di ripulire i neuroni del movimento da eventuali danni.
La scoperta è frutto di uno studio multicentrico internazionale pubblicato su Science, al quale hanno partecipato anche due neurologi e ricercatori italiani: Vincenzo Silani e Nicola Ticozzi dell’Irccs Istituto auxologico italiano-Centro “Dino Ferrari” dell’università degli Studi di Milano, che hanno coordinato il Consorzio Slagen formato da 6 centri di ricerca nazionali impegnati nella guerra alla Sla. …
http://www.sciencemag.org/content/early/2015/02/18/science.aaa3650.abstract?sid=876d91d0-62f8-4b50-94cd-d56625e0f612
http://www.lastampa.it/2015/02/23/scienza/sla-identificato-nuovo-gene-associato-alla-malattie-XsO6th9ncjqYGTgNFtA1pO/pagina.html
Feb
le scienze – 23/2/2015, Christine Gorman
Per la prima volta, alcuni i ricercatori hanno dimostrato che l’ordine con cui mutano i geni tumorali influisce sul tipo di tumore maligno che ne risulta e sulla sua risposta ai trattamenti. Anche se riguardano in modo specifico una particolare famiglia di sindromi preleucemiche, note come neoplasie mieloproliferative, i risultati dovrebbero indurre i ricercatori che studiano altri tipi di tumori a considerare la cronologia delle mutazioni genetiche che ne sono alla base come fattore potenzialmente cruciale per stabilire una diagnosi accurata e per scegliere il trattamento. Lo studio, effettuato da ricercatori britannici, spagnoli e tedeschi, è stato pubblicato su “The New England Journal of Medicine”. [...] L’esperimento “ha fatto leva sulla capacità di studiare singole cellule di un tumore”, ha spiegato Anthony Green, ricercatore dell’Università di Cambridge, medico dell’Addenbrookes Hospital, sempre a Cambridge, e autore dello studio. … http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1412098
http://www.lescienze.it/news/2015/02/23/news/ordine_mutazione_geni_tumorali_prognosi_cancro-2495224/
Feb
repubblica.it, 18/2/2015 – m. rubino
Dopo la sensazionale scoperta degli archeosemi di vite che riscrivono la storia della viticultura dell’intero Mediterraneo occidentale [http://www.repubblica.it/salute/alimentazione/2015/01/29/news/vino_scoperto_in_sardegna_il_pi_antico_vitigno_del_mediterraneo-105918935/?ref=HRERO-1] i pozzi del sito nuragico di Sa Osa, nel territorio di Cabras (Oristano), non smettono di rivelare sorprese. Questa volta nei “paleo-frigoriferi” per alimenti, antichi più di tremila anni, il gruppo di archeobotanica del Centro Conservazione Biodiversità (CCB) dell’Università di Cagliari, diretto dal professor Gianluigi Bacchetta, ha ritrovato semi di melone. [...] I 47 semi di melone ritrovati all’interno del pozzo ‘N’ di Sa Osa, riferibili all’età del bronzo, sono stati datati al c14 tra il 1310-1120 a.C. E costituiscono attualmente la prima testimonianza certa della coltivazione del melone nel bacino del Mediterraneo. [...] Si stanno ora svolgendo analisi genetiche e morfologiche per approfondirne l’ origine e la natura con la collaborazione del gruppo di ricerca sulle cucurbitacee dell’instituto de Conservación y Mejora de la Agrodiversidada Valenciana (Comav) dell’Università Politecnica di Valencia” [...] il gruppo di ricerca in archeobiologia dell’Instituto de Historia (CCHS-CSIC) di Madrid, l’Istituto per la Valorizzazione del Legno e delle Specie Arboree (IVALSA-CNR) di Sesto Fiorentino, la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana ed il laboratorio di Palinologia e Paleobotanica dell’Università di Roma La Sapienza. Finora sono stati identificati centinaia di migliaia di semi, frutti, granuli pollinici e frammenti di legno e carbone di piante coltivate e selvatiche, come olivo, mirto, mora, frumento, orzo, prugnolo selvatico, cicerchia, ginepro, lentisco e molte altre ancora. … http://www.repubblica.it/salute/alimentazione/2015/02/18/news/furono_i_sardi_i_primi_a_coltivare_il_melone_in_europa-107617850/?ref=HREC1-39
Università di Tor Vergata