-
-
-
Artificial muscle cross-section:
laminin (green)
Myosin (red)
Dapi (blue)Neuromuscular plaque in
artificial muscle section:
neurofilament (green)
bungarotoxin (red) -
-
Lab. of Neurochemistry
Studio dei meccanismi
molecolari delle malattie
neurodegenerative -
Anemone apennina
Monti SimbruiniFoto di Letizia Zanella -
Studio delle comunità
di batterioplankton nella
Riserva Naturale Regionale
Macchiatonda -
Astrobiologia e biologia
molecolare di......cianobatteri di
ambienti estremi -
-
Il Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” orienta la sua missione formativa e di ricerca su tematiche all’avanguardia degli studi sulla vita in tutti i suoi livelli di organizzazione e varietà. Le diverse aree di ricerca concorrono a sviluppare una piattaforma multidisciplinare su temi quali: i meccanismi molecolari delle malattie neurodegenerative, la regolazione dei processi di cancerogenesi; la caratterizzazione di molecole di origine vegetale ed animale; la valutazione delle comunità ecologiche e il monitoraggio ambientale.
Regolamento Dipartimento di Biologia DR 3756 del 06.12.2012
XSi auto-assemblano nell’organismo formando strutture 3D capaci di reclutare ed “armare” le cellule del sistema immunitario
la stampa.it – 11/12/2014
A rendere il tumore tanto insidioso è la sua capacità di ingannare il sistema immunitario. Se oggi l’immunoterapia è uno degli approcci più studiati per battere il cancro, dagli scienziati del Wyss Institute presso l’Harvard University e l’Harvard School of Engineering and Applied Sciences arriva una notizia destinata a fare scalpore: il team di David Mooney ha realizzato, infatti, un vaccino in 3D per combattere il cancro e le malattie infettive anche mortali.
In uno studio pubblicato su Nature Biotechnology il gruppo mostra come un’iniezione di biomateriale programmabile, che spontaneamente si assembla in vivo a formare una struttura in 3D, potrebbe combattere e persino aiutare a prevenire il tumore, insieme a malattie infettive come l’Hiv. La ricerca mostra i primi risultati, ottenuti nei topi e giudicati molto promettenti. http://www.nature.com/nbt/journal/vaop/ncurrent/full/nbt.3071.html
«Possiamo creare strutture in 3D usando sistemi di somministrazione minimamente invasivi, per attivare e rinforzare le cellule immunitarie di un ospite, rendendole in grado di riconoscere e attaccare cellule pericolose in vivo», dice Mooney. [...]
http://www.lastampa.it/2014/12/11/scienza/creati-vaccini-in-d-per-combattere-tumori-e-virus-AZdPUOLDrsGVabV8SFtDlL/pagina.html
le scienze.it – 10/12/2014
Lo svantaggio produttivo delle coltivazioni che non usano concimi e pesticidi rispetto a quelle di tipo convenzionale è più basso di quanto stimato in passato e l’attenta gestione di opportune pratiche agricole potrebbe ridurlo ancora di più.[...]
Le colture che non impiegano pesticidi e concimi di sintesi rendono il 19,2 per cento in meno di quelle convenzionali, una differenza inferiore alle rese, molto variabili, spesso indicate in letteratura. Lo ha scoperto uno studio di ricercatori dell’Università della California a Berkeley pubblicato sui “Proceedings of the Royal Society B”, nel quale è stata effettuata un’analisi di 115 studi già pubblicati, una meta-analisi in gergo tecnico, e che avevano confrontato la cosiddetta agricoltura biologica con quella convenzionale. http://rspb.royalsocietypublishing.org/content/282/1799/20141396
In particolare, Claire Kremen e collaboratori sottolineano che un’attenta gestione di due pratiche agricole – la policoltura (in cui coesistono diverse coltivazioni in una stessa area nella stessa stagione) e la rotazione delle colture – consentano di ridurre sostanzialmente il divario di rendimento portandolo ad appena l’8 o il 9 per cento.
“Il nostro studio suggerisce adeguati investimenti nella ricerca agroecologica per migliorare la gestione organica e per selezionare varietà, o cultivar, più adatte ai sistemi di agricoltura biologica, potrebbero ridurre il divario di rendimento o addirittura eliminarlo per alcune colture o regioni”, spiega Lauren Ponisio, autrice dell’articolo. “È importante ricordare che il nostro attuale sistema agricolo produce molto più cibo di quanto è necessario ad alimentare la popolazione mondiale”, conclude Kremen. “Per eliminare la fame nel mondo è necessario aumentare l’accesso al cibo, non solo la produzione. Inoltre, aumentare la percentuale di agricoltura che usa metodi biologici e sostenibili di coltivazione non è una scelta, è una necessità [...] http://www.lescienze.it/news/2014/12/10/news/confronto_rese_agricoltura_biologica_industriale-2406436/
Dec
la repubblica.it – 9/12/2014
IL CERVELLO dell’ape da miele contiene meno di un milione di neuroni, meno di una retina umana. Eppure è l’unica specie oltre l’uomo capace di avere sia una visione d’insieme dell’ambiente circostante, sia di distinguere i dettagli. Una ricerca guidata dall’Università di Tecnologia (Rmit) di Melbourne, in Australia, dimostra che l’ape può vedere, come si suol dire, sia la foresta sia gli alberi, un’abilità di cui non si possono vantare nemmeno i primati. La ricerca ha esaminato come le api usano la visione in ambienti naturali complessi per prendere decisioni. L’obiettivo era di comprendere la fisiologia comparativa della visione e le possibili applicazioni utili che ne possono derivare in aiuto delle attività umane. [...] scrive il responsabile della ricerca, lo scienziato della visione Adrian Dyer sulla rivista Proceedings of the Royal Society B [...] “È una maniera completamente nuova in cui i cervelli possono elaborare le informazioni visive” [...]. Il progetto ha investigato come le informazioni dei colori sono elaborate dalle api, e ha sviluppato modelli informatici che potranno offrire nuove soluzioni alla visione robotica. I modelli permetteranno anche di studiare gli effetti di fattori ambientali, come cambiamenti di clima, su come le api scelgono di visitare certi tipi di fiori, quando le piante hanno importanti impatti ambientali ed economici, spiega lo studioso. http://www.repubblica.it/scienze/2014/12/09/news/la_supervista_delle_api_aiuter_l_intelligenza_artificiale-102494076/
http://rspb.royalsocietypublishing.org/content/282/1799/20142384 )
Dec
la stampa.it 5/12/2014
Per la prima volta una proteina anomala finisce sotto accusa come possibile innesco della sclerosi multipla: si tratta di una proteina “accartocciata” che, per via della sua strana struttura, tende a formare degli aggregati che attaccano il sistema nervoso centrale.
È stata scoperta nel cervello e nel liquido cerebrospinale dei pazienti dai ricercatori britannici dell’università di Surrey in collaborazione con i colleghi dell’università del Texas e dei PrioCam Laboratories. I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Frontiers of Neurology, aprono scenari inediti per la ricerca di nuove terapie, svelando per la prima volta un sottile filo rosso che sembra unire la sclerosi multipla ad altre malattie neurodegenerative provocate da proteine mal ripiegate, come il Parkinson, l’Alzheimer e la sindrome di Creutzfeldt-Jakob. «I nostri risultati indicano che le proteine anomale presentano una struttura simile e potrebbero quindi avere un meccanismo patogenetico simile», spiega la ricercatrice Monique David di PrioCam. [...]
http://www.lastampa.it/2014/12/04/scienza/un-proteina-anomala-nuova-indiziata-della-sclerosi-multipla-KCPtAixOFY2FuiH3GnzgJM/pagina.html
Università di Tor Vergata