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Artificial muscle cross-section:
laminin (green)
Myosin (red)
Dapi (blue)Neuromuscular plaque in
artificial muscle section:
neurofilament (green)
bungarotoxin (red) -
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Lab. of Neurochemistry
Studio dei meccanismi
molecolari delle malattie
neurodegenerative -
Anemone apennina
Monti SimbruiniFoto di Letizia Zanella -
Studio delle comunità
di batterioplankton nella
Riserva Naturale Regionale
Macchiatonda -
Astrobiologia e biologia
molecolare di......cianobatteri di
ambienti estremi -
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Il Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” orienta la sua missione formativa e di ricerca su tematiche all’avanguardia degli studi sulla vita in tutti i suoi livelli di organizzazione e varietà. Le diverse aree di ricerca concorrono a sviluppare una piattaforma multidisciplinare su temi quali: i meccanismi molecolari delle malattie neurodegenerative, la regolazione dei processi di cancerogenesi; la caratterizzazione di molecole di origine vegetale ed animale; la valutazione delle comunità ecologiche e il monitoraggio ambientale.
Regolamento Dipartimento di Biologia DR 3756 del 06.12.2012
Xwired.it, , 12/6/2018, m. musso
… Si chiama p53 ed è il più importante gene nella prevenzione del cancro, tanto da essere stato soprannominato “il guardiano del genoma”. Tuttavia, sebbene sia conosciuto da circa 30 anni per questa sua straordinaria capacità, finora la comunità scientifica sapeva solamente che il malfunzionamento di questo gene fosse responsabile della metà di tutti i tumori, ma non era ancora riuscita a svelare il meccanismo con il quale riuscisse a bloccare lo sviluppo dei tumori. Ma ora, per la prima volta, un team di ricercatori australiani del Walter and Eliza Hall Institute dell’Università di Melbourne ha dimostrato, su Nature Medicine, che uno speciale gruppo di geni coinvolti nel normale processo di riparazione del dna sono fondamentali per l’efficacia di p53, rivoluzionando così il mondo della prevenzione, aiutando i medici a diagnosticare prima i pazienti con un rischio maggiore di sviluppare tumori e a sviluppare trattamenti sempre più sicuri, efficaci e mirati. [...] abbiamo identificato Mlh1 come un’arma che potenzia p53 nella lotta contro il cancro”, spiega l’autrice Ana Janic. “Per esempio, se un paziente ha un linfoma con una mutazione che disattiva il meccanismo di riparazione del dna, i medici ora sapranno che devono evitare alcuni trattamenti dannosi per il dna, come la chemioterapia, che potrebbero solo rendere il cancro più aggressivo”.
Il prossimo passo sarà quello di vedere se questo processo è valido anche su tumori diversi dal linfoma, come quelli del pancreas e del colon. “P53 risulta mutato in quasi il 70% dei tumori del colon e del pancreas, quindi questa scoperta potrebbe avere un impatto significativo sulla comprensione di queste malattie”, conclude l’autrice … https://www.nature.com/articles/s41591-018-0043-5
https://www.wired.it/scienza/medicina/2018/06/12/scoperto-funziona-gene-anticancro/
Jun
le scienze.it – 11/06=2018
Un nuovo sequenziamento ad alta risoluzione del genoma delle grandi scimmie e il suo confronto con quello umano ha permesso di rilevare circa 17.000 variazioni genetiche che distinguono la nostra specie dagli altri primati.
Molte di queste differenze – per lo più sfuggite a precedenti confronti – riguardano varianti del DNA situate in aree del genoma preposte al controllo dell’espressione dei geni, e riguardano in misura significativa quelli attivi nei neuroni del cervello.
Lo studio, condotto da un gruppo di ricercatori diretti da Zev N. Kronenberg e Evan Eichler dell’University of Washington School of Medicine a Seattle, è pubblicato su “Science”.
http://science.sciencemag.org/content/360/6393/eaar6343
http://www.lescienze.it/news/2018/06/11/news/differenze_espressione_geni_uomo_primati-4013443/
Jun
la repubblica.it, m. marini, 7/6/2018
… Bucando con il suo trapano i sedimenti antichi di miliardi di anni, Curiosity ha estratto e analizzato campioni di suolo che contengono diversi composti molto interessanti per gli esobiologi: tiofene, 2-metiltiofene, 3-metiltiofene e solfuro dimetile. Si tratta di composti del carbonio, con ‘aggiunta’ di zolfo, elemento che ha contribuito, secondo i ricercatori, a conservare le molecole in quell’ambiente ostile.
Inoltre, si legge nello studio pubblicato su Science da un team internazionale di ricercatori, quelle rinvenute potrebbero essere state parti di molecole più complesse: “Non abbiamo ancora quello che cerchiamo, le ‘biosignatures’, come amminoacidi e acidi nucleici che formano proteine e Dna – spiega Daniela Billi, professoressa associata al dipartimento di Biologia a Tor Vergata e associata Inaf che non ha preso parte allo studio – e non sappiamo ancora di preciso quale sia l’origine di queste molecole. Potrebbero essere anche servite per il metabolismo cellulare ma non ci sono prove”. …
http://www.repubblica.it/scienze/2018/06/07/news/i_mattoni_della_vita_su_marte_da_curiosity_nuove_conferme-198413801/
http://science.sciencemag.org/content/360/6393/1096
repubblica.it, 7/6/2018, s. iannacone
… A raccontarlo, sulle pagine di Science, è un’équipe internazionale di ricercatori, del Bio-Inspired Digital Sensing Lab alla University of Melbourne, in Australia, e di altri istituti di ricerca. Gli scienziati, in particolare, hanno condotto una serie di esperimenti e scoperto che le api, così come gli esseri umani e poche altre specie animali (tra cui delfini, pappagalli e primati), sono in grado di comprendere sia i concetti di numerosità (e i loro correlati di “maggiore” e “minore”) che quello, ben più astratto, di zero. Ovvero, in altre parole, che gli insetti sono in grado di collocare lo zero nel posto giusto all’interno di un’immaginaria scala dei numeri, comprendendo che si tratta di una quantità minore dell’uno e delle cifre successive. [...]
Per comprenderlo, gli scienziati, coordinati da Scarlett Howard, hanno dovuto mettere a punto un esperimento piuttosto complesso: anzitutto, hanno attratto gli insetti verso …
http://www.repubblica.it/scienze/2018/06/07/news/anche_le_api_conoscono_lo_zero-198414457/
http://science.sciencemag.org/content/360/6393/1124
Università di Tor Vergata