Il Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” orienta la sua missione formativa e di ricerca su tematiche all’avanguardia degli studi sulla vita in tutti i suoi livelli di organizzazione e varietà. Le diverse aree di ricerca concorrono a sviluppare una piattaforma multidisciplinare su temi quali: i meccanismi molecolari delle malattie neurodegenerative, la regolazione dei processi di cancerogenesi; la caratterizzazione di molecole di origine vegetale ed animale; la valutazione delle comunità ecologiche e il monitoraggio ambientale.
Regolamento Dipartimento di Biologia DR 3756 del 06.12.2012
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radiotrescienza.it, 10/5/2017 – Al microfono Pietro Greco
riascoltabile: http://www.raiplayradio.it/audio/2018/05/RADIO3-SCIENZA-La-geografia-dei-geni-aea59290-d3dc-4b51-9ddf-3bac535401bd.html
Siamo abituati a pensare che le differenze maggiori siano tra nord e sud del paese. Ma i nostri geni raccontano anche di una diversità che si sviluppa tra est ed ovest dello stivale.
L’Italia è lunga e stretta, e siamo abituati a pensare che le differenze maggiori siano tra nord e sud del paese. Ma i nostri geni raccontano anche di una diversità che si sviluppa tra est ed ovest dello stivale, come ci racconta Davide Pettener, antropologo all’università di Bologna.
E mentre in Italia facciamo i conti con una lunga stasi politica, in Europa si guarda già al prossimo decennio. Tra le proposte di Juncker per il budget UE 2021-2027 c’è un significativo aumento dei fondi per la ricerca scientifica. Ne parliamo con Mario Pianta, docente di economia politica all’università di Urbino.
La ricerca scientifica: un valore per il Paese, 10 maggio, 14:00-18:00, Sala Convegni del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Piazzale Aldo Moro, 7, Roma
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oggiscienza.it, 7/5/2018, c. da rold
… Attualmente sono circa trenta le malattie correlate con i depositi di proteina amiloide, ma purtroppo hanno in comune un unico aspetto: tutte presentano un decorso progressivo e per nessuna di loro esiste una terapia davvero risolutiva.
[...] un team internazionale coordinato dal Prof. Stefano Ricagno dell’Università Statale di Milano e pubblicato su Nature Communications, chiarisce per la prima volta le basi molecolari che scatenano la tossicità di queste proteine in soggetti prima sani, ovvero gli effetti di una mutazione genetica sulla proteina, spiegandone poi la tendenza a formare questi aggregati amiloidi tossici.
Fra le trenta malattie in cui è coinvolta l’amiloidosi lo studio si è focalizzato su una in particolare, un tipo di Amiloidosi sistemica ereditaria, che era stata caratterizzata all’interno di un precedente studio pubblicato sul New England Journal of Medicine dallo stesso team nel 2012. [...] In particolare i ricercatori si sono concentrati sull’individuazione delle caratteristiche biochimiche e biofisiche peculiari del mutante tossico rispetto alla proteina presente in persone sane. Le due varianti proteiche sono state studiate usando cristallografia a raggi X, risonanza magnetica nucleare e simulazioni di dinamica molecolare.
“Un ulteriore aspetto importante da sottolineare – continua Ricagno – è che in aggiunta alla validità dei risultati dello studio stesso, abbiamo anche messo in atto un innovativo protocollo di lavoro, basato appunto sulla commistione di tecniche di cristallografia, di risonanza magnetica nucleare ecc, che potrebbe rivelarsi utile anche per studiare altre malattie dovute all’amiloidosi. …
https://oggiscienza.it/2018/05/07/amiloidosi-proteine-tossiche/
https://www.nature.com/articles/s41467-018-04078-y.pdf
https://www.nejm.org/doi/10.1056/NEJMoa1201356?url_ver=Z39.88-2003&rfr_id=ori%3Arid%3Acrossref.org&rfr_dat=cr_pub%3Dwww.ncbi.nlm.nih.gov&
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le scienze.it, 7/5/2018
Eliminando tre geni alla volta, gli scienziati hanno accuratamente ricostruito la rete di interazioni geniche che mantiene in vita una cellula.
I ricercatori avevano identificato già da tempo i geni essenziali senza i quali le cellule di lievito non possono vivere, ma un nuovo lavoro, apparso su “Science”, dimostra che considerare solo quei geni dà un quadro distorto di ciò che fa funzionare le cellule: molti geni che di per sé non sono essenziali, lo diventano quando ne scompaiono altri. Il risultato implica che il numero minimo reale di geni di cui i lieviti (e forse, per estensione, altri organismi complessi) hanno bisogno per sopravvivere e prosperare può essere sorprendentemente grande. [...]
Nell’articolo pubblicato su “Science”, Kuzmin, Boone, Andrews e i loro collaboratori all’Università di Toronto, all’Università del Minnesota e altrove riferiscono che il lavoro ha prodotto una mappa più approfondita e dettagliata del funzionamento interno della cellula. … http://www.lescienze.it/news/2018/05/05/news/numero_minimo_geni_cellula_lievito-3965621/
http://science.sciencemag.org/content/360/6386/eaao1729
(L’originale di questo articolo è stato pubblicato il 7 marzo 2018 da QuantaMagazine.org, una pubblicazione editoriale indipendente online promossa dalla Fondazione Simons per migliorare la comprensione pubblica della scienza. Traduzione ed editing a cura di Le Scienze…)
Università di Tor Vergata