Il Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” orienta la sua missione formativa e di ricerca su tematiche all’avanguardia degli studi sulla vita in tutti i suoi livelli di organizzazione e varietà. Le diverse aree di ricerca concorrono a sviluppare una piattaforma multidisciplinare su temi quali: i meccanismi molecolari delle malattie neurodegenerative, la regolazione dei processi di cancerogenesi; la caratterizzazione di molecole di origine vegetale ed animale; la valutazione delle comunità ecologiche e il monitoraggio ambientale.
Regolamento Dipartimento di Biologia DR 3756 del 06.12.2012
XMar
la stampa.it, 1/3/2017 tuttogreen, v. uliveri
In Italia l’industria dei pelati e della passata di pomodoro produce ogni anno 140mila tonnellate di scarti. Buccette e semi che vengono usati per l’alimentazione animale, o regalati dai conservifici agli impianti di compostaggio. Senza contare però che, una volta tolta la polpa, quello che rimane racchiude ancora sostanze preziose non proprio da buttare. Non solo dalle bucce si può estrarre il «licopene», un antiossidante sempre più richiesto dall’industria; ma questa montagna di scarti può diventare anche la materia prima per produrre un compost molto speciale, capace non solo di fertilizzare il suolo, ma anche di uccidere molti microrganismi all’origine delle malattie delle piante. A scoprirlo sono stati i ricercatori del gruppo Ricicla dell’università Statale di Milano, insieme ai colleghi dell’ateneo di Torino. «L’idea è partita da una studentessa – spiega Barbara Scaglia della Statale, responsabile della ricerca – Da tempo sapevamo che il compost può avere in certe condizioni proprietà patogeno-repressive. [...] I primi risultati hanno evidenziato che il compost è capace di abbattere un patogeno fungino molto comune». In pratica, si instaura una competizione tra i batteri presenti nel compost e i microrganismi dannosi. In questa lotta, i primi riescono a prevalere, salvaguardando la pianta e permettendo di ridurre l’uso di prodotti chimici di sintesi. …
http://www.lastampa.it/2017/02/28/scienza/ambiente/focus/gli-scarti-di-passate-e-pelati-diventano-superfertilizzante-lLhc9td5Nmc5ogTl0SaEsL/pagina.html
le scienze.it – 27/2/2017 Traci Watson/Nature (L’originale di questo articolo è stato pubblicato su Nature il 23 febbraio 2017. Traduzione ed editing a cura di Le Scienze)
Le api dimostrano di avere sofisticate capacità di apprendimento anche in ambiti che non hanno niente a che fare con le loro normali attività. Non solo: osservando come svolgere un compito, non si limitano a impararlo ma sono poi in grado di eseguirlo meglio. La scoperta conferma l’ipotesi che i cervelli molto piccoli non sono necessariamente anche semplici. [...] Lo ha dimostrato uno studio pubblicato su “Science” che suggerisce che questi piccoli impollinatori sono capaci di apprendimenti sofisticati. Nell’esperimento, un’ape che osservava un’altra ape spingere una pallina in un punto prefissato, guadagnando un sorso di acqua e zucchero, riusciva ben presto a eseguire lo stesso compito. E non solo: riusciva anche capire come intascare la ricompensa con uno sforzo minore. “Non stanno solo copiando pedissequamente, stanno facendo qualcosa di meglio “, dice Olli Loukola della Queen Mary University di Londra, ecologo comportamentale e coautore dello studio. … http://www.lescienze.it/news/2017/02/27/news/api_palla_calcio_apprendimento-3437106/
http://science.sciencemag.org/content/355/6327/833
http://www.nature.com/news/bees-learn-football-from-their-buddies-1.21540
il video: http://www.lescienze.it/news/2017/02/27/video/api_apprendimento_calcio-3438404/1/
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la stampa.it – 27/2/2017
I telomeri sono delle strutture che proteggono le estremità dei cromosomi. Alla nascita hanno una certa lunghezza che si va riducendo con gli anni finché non raggiunge un livello minimo oltre il quale la cellula non può più dividersi. La loro funzione di tutela del materiale genetico viene svolta in collaborazione con una classe di RNA non codificanti, i DDRNA (DNA Damage Response RNA), identificati e descritti sulla rivista nature nel 2012 da Fabrizio d’Adda di Fagagna, direttore del Gruppo di Ricerca «Risposta al danno al DNA e senescenza cellulare» dell’IFOM e ricercatore presso l’Istituto di Genetica Molecolare del CNR.[...]un nuovo studio, condotto dallo stesso team di ricerca e apparso sulla rivista Nature Communication, getta luce proprio sul meccanismo di segnalazione all’interno della cellula della presenza di telomeri danneggiati. «Abbiamo osservato – spiega d’Adda di Fagagna – che i telomeri, quando sono corti o danneggiati, possono indurre essi stessi la formazione di DDRNA e quindi l’attivazione dell’allarme e la conseguente senescenza della cellula». [...] Il team è già al lavoro per capire in che modo queste conoscenze potranno aiutarci a prevenire l’invecchiamento cellulare in patologie associate al danno ai telomeri, come la cirrosi epatica, la fibrosi polmonare, l’aterosclerosi, il diabete, la cataratta, l’osteoporosi e l’artrite o in malattie rare come la progeria … http://www.lastampa.it/2017/02/27/scienza/benessere/ecco-in-che-modo-il-meccanismo-della-senescenza-cellulare-potrebbe-essere-rallentato-hNLZKs9a1zmZAinke8cM9K/pagina.html
http://www.nature.com/articles/ncomms13980
L’immagine rappresenta il nucleo di una cellula murina (in blu), in cui è evidenziato un marcatore del DNA damage response DDRNA (in verde) che colocalizza con i telomeri (in rosso).
Università di Tor Vergata