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Artificial muscle cross-section:
laminin (green)
Myosin (red)
Dapi (blue)Neuromuscular plaque in
artificial muscle section:
neurofilament (green)
bungarotoxin (red) -
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Lab. of Neurochemistry
Studio dei meccanismi
molecolari delle malattie
neurodegenerative -
Anemone apennina
Monti SimbruiniFoto di Letizia Zanella -
Studio delle comunità
di batterioplankton nella
Riserva Naturale Regionale
Macchiatonda -
Astrobiologia e biologia
molecolare di......cianobatteri di
ambienti estremi -
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Il Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” orienta la sua missione formativa e di ricerca su tematiche all’avanguardia degli studi sulla vita in tutti i suoi livelli di organizzazione e varietà. Le diverse aree di ricerca concorrono a sviluppare una piattaforma multidisciplinare su temi quali: i meccanismi molecolari delle malattie neurodegenerative, la regolazione dei processi di cancerogenesi; la caratterizzazione di molecole di origine vegetale ed animale; la valutazione delle comunità ecologiche e il monitoraggio ambientale.
Regolamento Dipartimento di Biologia DR 3756 del 06.12.2012
XApr
la stampa.it – 30/4/2015 tuttoscienze
Uno studio tutto italiano è riuscito a “fotografare” le differenze biologiche tra sogno e fantasia, identificando le aree del cervello coinvolte nella rievocazione di queste due diverse forme di immaginazione. La ricerca, pubblicata sul Journal of Sleep Research, è firmata da un gruppo di ricercatori coordinato da Francesco Benedetti, Capo Unità Psichiatria e Psicobiologia Clinica dell’Ospedale San Raffaele di Milano,e da Armando D’Agostino, del Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università degli Studi di Milano. [...] «Questi risultati – ha aggiunto Benedetti – aprono un nuovo percorso per la comprensione di stati mentali patologici quali la psicosi, condizione psichiatrica grave in cui la narrazione dell’esperienza cosciente può essere compromessa come nel sogno».
http://www.lastampa.it/2015/04/30/scienza/cervello-fotografate-le-differenze-tra-sogno-e-fantasia-TOjz8kwgK0TecvLYaxKmpK/pagina.html
la repubblica.it – 27/4/2015
I NEURONI sono ‘amanti del rischio’: ‘tagliuzzano’ il loro codice genetico per modificarlo e aggiornare le loro attività tutti i giorni, per tutto il giorno, scardinando uno dei punti fermi della biologia, secondo cui il Dna rimane stabile e immutabile una volta che le cellule hanno raggiunto la maturità. Il risultato, pubblicato sulla rivista Nature Neuroscience [http://www.nature.com/neuro/journal/vaop/ncurrent/full/nn.4008.html ], si deve ai ricercatori guidati da Hongjun Song della John Hopkins university. [...] Secondo gli studiosi si tratta di un altro meccanismo usato dai neuroni per mantenere consistente i livelli di attività sinattica, in modo da rimanere reattivi ai segnali che li circondano. “Se si interrompe l’attività neurale – continua Song – i neuroni ‘aumentano’ il loro volume per cercare di tornare ai normali livelli e viceversa”. http://www.repubblica.it/scienze/2015/04/27/news/i_neuroni_riscrivono_continuamente_il_loro_dna-112990315/
le scienze.it, 28/4/2015
È scritto con due proteine il codice che determina la caratteristica forma delle orchidee. Lo ha scoperto uno studio pubblicato su “Nature Plants” [http://www.nature.com/articles/nplants201546] a prima firma Hsing-Fun Hsu della National Chung Hsing University a Taichung, Taiwan. Il risultato estende notevolmente la comprensione dei meccanismi che determinano l’enorme varietà di forme che caratterizza le orchidee. [...]
Oltre ai petali normali e ai due sepali (che costituiscono il calice del fiore), la maggior parte delle orchidee ha un petalo particolare, ampio e irregolare, chiamato labello. Quest’ultimo ha il compito di attrarre gli insetti impollinatori e funziona da “piattaforma di atterraggio”, una struttura che probabilmente ha dato alle orchidee un enorme vantaggio evolutivo favorendone la riproduzione, come ipotizzato già dal Charles Darwin nel 1877. … http://www.lescienze.it/news/2015/04/28/news/due_proteine_codice_petali_labello_orchidee-2583538/
le scienze.it – 27/4/2015
Sarebbero due le condizioni essenziali che permettono la trasformazione di organismi distinti che vivono in stretta simbiosi in una nuova, unica specie: la prima condizione riguarda le modalità di trasmissione del genoma del simbionte da una generazione all’altra, e l’altra il contesto ecologico. A stabilirlo sono E. Toby Kiers e Stuart A. West, rispettivamente della Vrije Universiteit ad Amsterdam e dell’Università di Oxford, che pubblicano i loro risultati in un articolo su “Science”. [...] http://www.lescienze.it/news/2015/04/27/news/simbionti_endosimbionti_trasformaione_specie_unica-2580774/
Università di Tor Vergata