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Artificial muscle cross-section:
laminin (green)
Myosin (red)
Dapi (blue)Neuromuscular plaque in
artificial muscle section:
neurofilament (green)
bungarotoxin (red) -
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Lab. of Neurochemistry
Studio dei meccanismi
molecolari delle malattie
neurodegenerative -
Anemone apennina
Monti SimbruiniFoto di Letizia Zanella -
Studio delle comunità
di batterioplankton nella
Riserva Naturale Regionale
Macchiatonda -
Astrobiologia e biologia
molecolare di......cianobatteri di
ambienti estremi -
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Il Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” orienta la sua missione formativa e di ricerca su tematiche all’avanguardia degli studi sulla vita in tutti i suoi livelli di organizzazione e varietà. Le diverse aree di ricerca concorrono a sviluppare una piattaforma multidisciplinare su temi quali: i meccanismi molecolari delle malattie neurodegenerative, la regolazione dei processi di cancerogenesi; la caratterizzazione di molecole di origine vegetale ed animale; la valutazione delle comunità ecologiche e il monitoraggio ambientale.
Regolamento Dipartimento di Biologia DR 3756 del 06.12.2012
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le scienze- 24/10/2014
Una comunità di felci mantiene un ottimo equilibrio di maschi e femmine con un complesso sistema di comunicazione chimica che coinvolge l’ormone gibberellina: è questo è questo il risultato pubblicato sulla rivista “Science” da Junmu Tanaka e colleghi dell’Università di Nagoya, in Giappone. http://www.sciencemag.org/content/346/6208/469
[...] come fa la spora a “scegliere” il suo destino sessuale? Tutto dipende da un sistema di comunicazione mediato da segnali di tipo chimico chiamati anteridiogeni. In quest’ultimo studio, Tanaka e colleghi mostrano che nella felce rampicante giapponese Lygodium japonicum un ormone anteridiogeno denominato gibberellina svolge un compito ben più complesso della sola segnalazione chimica, promuovendo lo sviluppo degli organi maschili. http://www.lescienze.it/news/2014/10/24/news/felci_segnalazione_interindividuale_determinazione_sesso-2347657/
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le scienze.it – 22/10/2014
I primi incroci tra Neanderthal e umani anatomicamente moderni risalgono ad almeno 50.000-60.000 anni fa, nel corso della prima espansione dei nostri diretti antenati verso l’Asia e verso l’Europa, espansione che in seguito a questa scoperta andrebbe retrodatata di circa 20.000 anni rispetto a quanto ritenuto finora. E’ questo uno dei principali risultati dell’analisi genetica di campioni prelevati dal femore di un uomo vissuto circa 45.000 anni fa, quasi agli inizi del Paleolitico superiore, nelle pianure della Siberia occidentale.
Lo studio, pubblicato su “Nature”, è di un gruppo di ricercatori dell’Accademia cinese delle scienze e del Max-Planck-Institut a Lipsia, che – in collaborazione con altri centri di ricerca – hanno datato il reperto fossile con la tecnica del radiocarbonio per poi procedere a un’altra serie di analisi chimiche e genetiche. Il femore era venuto alla luce nel 2009 nel sito di Ust’-Ishim, lungo le rive del fiume Irtysh, uno dei più importanti affluenti dell’Ob’. http://www.lescienze.it/news/2014/10/22/news/incrocio_uomo_moderno_neanderthal_60_000_anni_fa-2341191/
http://www.nature.com/nature/journal/v514/n7523/full/nature13810.html
(foto Cortesia Bence Viola, MPI EVA – a le scienze)
la stampa.it – 23/10/2014 – tuttoscienze
Eccezionale esperimento pubblicato su Neuron: un team di ricercatori della Washington University School of Medicine di St. Louis è riuscito a trasformare delle cellule della pelle umana in uno specifico tipo di cellule cerebrali, affette da malattia di Huntington.
Se finora altre tecniche sono state usate per trasformare vari tipi di cellule in altre, quest’ultima operazione non passa attraverso la fase di staminale, semplificando così la produzione.
Il team, inoltre, ha dimostrato che queste cellule “convertite” sopravvivono almeno sei mesi dopo l’impianto nel cervello di un topo, e si comportano come le normali cellule cerebrali.
«Non solo, ma mostrano anche proprietà funzionali simili a quelle delle cellule native – dice Adrew S. Yoo, autore senior dello studio – Abbiamo scoperto che le cellule umane trapiantate possono collegarsi a obiettivi distanti nel cervello dei topi» aggiunge lo studioso. Comportandosi dunque proprio come questi particolari neuroni “originali”. [...] http://www.lastampa.it/2014/10/23/scienza/cellule-della-pelle-umana-trasformate-in-neuroni-yZR8xDIyiLY8QiKQOy0CoN/pagina.html
http://www.cell.com/neuron/abstract/S0896-6273(14)00914-3
Università di Tor Vergata