Conservazione ex situ del Germoplasma.


 Il 18 Marzo c.m.  l’Orto Botanico parteciperà alla Giornata della libertà dei SEMI al Mercato Contadino in quanto istituzione costantemente impegnata nella tutela della biodiversità vegetale e nella conservazione del germoplasma sia in situ che ex situ.

La conservazione dei semi fa parte di quelle tecniche chiamate ‘conservazione ex situ’ che sta ad indicare la conservazione delle risorse genetiche fuori dal loro ambiente naturale. Per fare ciò è necessario installare e mantenere strutture per la ricerca e la conservazione ex situ di piante, animali e microrganismi; è importante, inoltre, adottare misure per assicurare la ricostituzione ed il risanamento delle specie minacciate ed il loro reinsediamento negli habitat naturali.

Il metodo principale per la conservazione ex situ sono le banche dei semi, poiché con esse è possibile conservare adeguatamente sia la diversità intra-popolazione sia la diversità inter-popolazioni.

Non è un caso che i Kew Gardens (il più importante Orto Botanico nella rete internazionale) abbiano incrementato le loro attività di conservazione di semi sviluppando e sostenendo il progetto Millenium Seed Bank Project (MSBP).

La necessità di incrementare l’attività delle banche dei semi è dimostrata dal fatto che molte delle specie che sono state immagazzinate nei precedenti anni di attività della banca di Kew sono ormai estinte in natura. Per la maggior parte delle specie da seme l’immagazzinamento in banca permetterà loro, se necessario, di essere riportate in natura per secoli poiché i semi rimangono vitali a lungo. Uno dei vantaggi di questa tecnica è che i semi della maggioranza delle specie sono piccoli e compatti e quindi richiedono poco spazio per essere conservati. Essi, inoltre, possono essere custoditi efficacemente per periodi molto lunghi.

Altri metodi di conservazione ex situ delle piante sono: Collezioni in vivo, conservazione in vitro, deposito di DNA e deposito di polline.

L’obiettivo primario della conservazione ex situ delle popolazioni è di coadiuvare il mantenimento di taxa minacciati, della loro diversità genetica e del loro habitat. I programmi di conservazione ex situ sono complementari e forniscono un valore aggiunto a quelli in situ.

Le decisioni sull’opportunità di iniziare programmi di conservazione ex situ si possono basare su criteri della Lista Rossa della IUCN. Quindi è consigliabile intraprendere iniziative di conservazione:

quando taxa o popolazioni siano sottoposti agli effetti dell’attività antropica o soggetti a eventi stocastici;

quando taxa o popolazioni siano estinti in natura o rischino di estinguersi in tempi molto brevi.

La conservazione ex situ dovrebbe anche essere presa in considerazione per piante di particolare interesse culturale, economico o scientifico. Queste dovrebbero essere gestite ex situ per il rafforzamento delle popolazioni naturali.
Tutto il materiale conservato ex situ dovrebbe essere gestito in modo da minimizzare i rischi in caso di catastrofi naturali, problemi tecnici, danni biologici o sconvolgimenti politici. Le procedure di salvaguardia quindi prevedono continui monitoraggi del materiale e, in particolare, la conservazione di duplicati del germoplasma in differenti località.

Va posta attenzione particolare alle tecniche di raccolta che devono essere pensate per raccogliere la maggior variabilità genetica possibile delle popolazioni in natura. Le pratiche ex situ dovrebbero essere coerenti con le linee guida prodotte dalle agenzie che si occupano di gestione ex situ della diversità.

I responsabili della gestione ex situ della diversità dovrebbero cercare di aumentare la consapevolezza, il coinvolgimento e il supporto del grande pubblico nei riguardi di questo problema; inoltre dovrebbero cercare anche di migliorare la conservazione tramite attività educative, programmi volti a creare personale qualificato e interventi diretti in situ.

È per questi motivi che giornate come quella della “Libertà dei Semi” sono estremamente importanti.

 

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