Il Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” orienta la sua missione formativa e di ricerca su tematiche all’avanguardia degli studi sulla vita in tutti i suoi livelli di organizzazione e varietà. Le diverse aree di ricerca concorrono a sviluppare una piattaforma multidisciplinare su temi quali: i meccanismi molecolari delle malattie neurodegenerative, la regolazione dei processi di cancerogenesi; la caratterizzazione di molecole di origine vegetale ed animale; la valutazione delle comunità ecologiche e il monitoraggio ambientale.
Regolamento Dipartimento di Biologia DR 3756 del 06.12.2012
Xla stampa.it – 22/9/2014
Negli animali riduce fino al 90% le neoplasie secondarie
Scienziati dell’università americana di Stanford hanno fabbricato in laboratorio una “super proteina” in grado di bloccare all’origine il processo che permette a un tumore di entrare nel sangue per invadere altri organi del corpo, dando origine cioè a delle metastasi.
Si tratta di una proteina ingegnerizzata, versione modificata della proteina naturale Axl, che funziona come una specie di “esca avvelenata”: agganciandosi a un’altra proteina denominata Gas6, le impedisce di innescare il meccanismo attraverso il quale la neoplasia può viaggiare da un tessuto all’altro. [...] Lo studio è pubblicato su Nature Chemical Biology. (http://www.nature.com/nchembio/journal/vaop/ncurrent/full/nchembio.1636.html)
http://www.lastampa.it/2014/09/22/scienza/creata-una-superproteina-che-blocca-iil-cancro-lkv4bF2HaZCe1loP9wXlML/pagina.html
http://www.repubblica.it/salute/ricerca/2014/09/21/news/tumori_creata_super_proteina_che_blocca_le_metastasi_sperimentata_sui_topi-96339352/
Sep
radiotrescienza, 19/9/2014
Sono più di mezzo milione in Italia, quasi 27 milioni in tutto il mondo. Ma il numero dei malati di Alzheimer è destinato a salire nei prossimi anni. Complice l’allungamento della vita media, perché il rischio di contrarre questa malattia degenerativa, dopo i 65 anni, cresce all’aumentare dell’età. Le sue cause ci sono ignote, non ci sono cure, ma gli studi proseguono. In vista della XXI Giornata Mondiale dell’Alzheimer del prossimo 21 settembre, facciamo il punto sulla nostra conoscenza di questo morbo col giornalista Stefano Ciavatta, Arnaldo Benini, docente di neurochirurgia e neurologia all’Università di Zurigo, Giovanni Meli, ricercatore dell’Istituto europeo per la ricerca sul cervello (EBRI).
riascoltabile:http://www.radio3.rai.it/dl/portaleRadio/media/ContentItem-1b475b50-f04b-4cd6-9e11-3f608937a188.html
link:
Stefano Ciavatta, I dannati dell’Alzheimer, un silenzio tutto italiano, pubblicato il 12/09/2014 su pagina99.it http://www.pagina99.it/news/societa/6897/Sui-dannati-dell-Alzheimer-un-silenzio.html
Arnaldo Benini, Onda mortale di Alzheimer, ilsole24ore del 13/07/2014 http://www.banchedati.ilsole24ore.com/doc.get?uid=domenica-DO20140713025DAA
Giovanni Meli, Beta Amiloide: studi conformazionali e targeting subcellulare, la ricerca condotta all’EBRI, coordinata dal Prof. Antonino Cattaneo. http://www.ebri.it/index.php/it/i-laboratori/46-junior-group-leaders/129-giovanni-meli-junior-project-leader.html
Le iniziative in Italia per il 21 settembre, Giornata Mondiale dell’Alzheimer, http://www.alzheimer-aima.it/iniziative/giornata2014.htm
Il Rapporto Mondiale Alzheimer 2014, intitolato “Demenza e riduzione del rischio: analisi dei fattori di protezione modificabili” sarà disponibile a breve su www.alz.co.uk e www.alzheimer.it
I risultati dell’indagine sono disponibili su: http://www.bupa.com/dementia
le scienze.it – 19/9/2014
Sono almeno tre le popolazioni ancestrali da cui hanno origine gli europei moderni, ma il quadro potrebbe essere addirittura più intricato, come emerge da analisi genetiche effettuate da gruppo internazionale di ricerca. Secondo i risultati pubblicati su “Nature”, l’ipotesi più accreditata dell’origine degli europei – secondo cui gli attuali abitanti del Vecchio Continente deriverebbero dal mescolamento dei primi agricoltori provenienti dal Vicino oriente con gruppi preesistenti di cacciatori-raccoglitori – va sostituita con uno scenario che contempla migrazioni più grandi e complesse. In particolare, i dati ottenuti dagli scienziati indicano che al patrimonio genetico degli europei attuali ha concorso anche un gruppo etnico originario delle steppe dell’Eurasia settentrionale che arrivò in Europa qualche tempo dopo l’introduzione dell’agricoltura. A questo gruppo originario delle steppe appartenevano anche gli antenati dei nativi americani. Per quanto sorprendente, è uno scenario con una conferma statistica molto solida, ha sottolineato David H. Reich della Harvard Medical School e coordinatore della ricerca insieme a Johannes Krause, dell’Università di Tübingen e a Svante Pääbo, del Max-Planck Institut per l’antropologia evoluzionistica a Lipsia [...][...] http://www.lescienze.it/news/2014/09/18/news/origine_popoli_europei_mescolanza_eurasiatici_nativi_americani-2294327/
http://www.nature.com/nature/journal/v513/n7518/full/nature13673.html
le scienze.it, 16/9/2014
La capacità del fitoplancton di adattarsi ai cambiamenti dell’ambiente marino causati dal riscaldamento globale è superiore al previsto. L’elevata flessibilità evolutiva di questi organismi è stata dimostrata da un gruppo di biologi del centro di ricerche oceanografiche GEOMAR, emanazione della Helmholtz Gesellschaft, che firmano un articolo su “Nature Climate Change” [...]
http://www.nature.com/nclimate/journal/vaop/ncurrent/full/nclimate2379.html
http://www.lescienze.it/news/2014/09/16/news/evoluzione_plancton_cambiamento_clima_ciclo_carbonio-2288701/
Università di Tor Vergata