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Artificial muscle cross-section:
laminin (green)
Myosin (red)
Dapi (blue)Neuromuscular plaque in
artificial muscle section:
neurofilament (green)
bungarotoxin (red) -
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Lab. of Neurochemistry
Studio dei meccanismi
molecolari delle malattie
neurodegenerative -
Anemone apennina
Monti SimbruiniFoto di Letizia Zanella -
Studio delle comunità
di batterioplankton nella
Riserva Naturale Regionale
Macchiatonda -
Astrobiologia e biologia
molecolare di......cianobatteri di
ambienti estremi -
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Il Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” orienta la sua missione formativa e di ricerca su tematiche all’avanguardia degli studi sulla vita in tutti i suoi livelli di organizzazione e varietà. Le diverse aree di ricerca concorrono a sviluppare una piattaforma multidisciplinare su temi quali: i meccanismi molecolari delle malattie neurodegenerative, la regolazione dei processi di cancerogenesi; la caratterizzazione di molecole di origine vegetale ed animale; la valutazione delle comunità ecologiche e il monitoraggio ambientale.
Regolamento Dipartimento di Biologia DR 3756 del 06.12.2012
XJan
La Stampa.it – 15/1/2014 – tuttoscienze -sabina galandrini
…Il Belpaese si è posizionato solo all’ottavo posto nella classifica globale sugli stili alimentari, realizzata da Oxfam tra 125 Paesi del mondo. L’istantanea dal titolo “Good Enough to Eat Index” ha mappato il panorama internazionale, tracciando un indice globale con le migliori e le peggiori nazioni sulla base di quattro indicatori: accessibilità al cibo, presenza di una dieta salutare, qualità e quantità alimentare sufficiente.
Il quadro che ne emerge potrebbe sembrare paradossale per gli orgogliosi dell’agroalimentare made in Italy, ma in realtà mette in luce quelle criticità che coinvolgono parecchie Nazioni, quando si parla di assicurare un’alimentazione sana, evidenziando alcuni fallimenti più rilevanti del sistema globale. Nella mappatura di “Good Enough to Eat Index” non viene messa a confronto solo la qualità dei prodotti alimentari, quanto invece se le persone hanno abbastanza cibo, se possono permetterselo, di che livello e quali sono gli effetti sulla dieta. È per questo che in cima alla classifica svetta l’Olanda, che si aggiudica il podio grazie a prezzi alimentari accessibili, basse percentuali di cittadini con diabete ed una ricca varietà nutrizionale rispetto ai suoi rivali del vecchio continente. A seguire Francia e Svizzera e numerosi Paesi europei che occupano in netta prevalenza i primi venti posti, lasciando fuori da posizioni di primo piano Stati Uniti, Giappone, Nuova Zelanda e Brasile. Chiudono la graduatoria le nazioni africane, nelle ultime 30 posizioni insieme a Laos, Bangladesh, Pakistan e India fino ad arrivare al Ciad che si classifica all’ultimo posto per l’elevata denutrizione, lo scarso accesso ai servizi sanitari adeguati e soprattutto l’elevato costo del cibo (due volte e mezzo più degli altri beni di consumo). http://www.lastampa.it/2014/01/15/scienza/ambiente/focus/cibo-sano-litalia-indietro-yyl0ItfJlIkDgCfjm59riI/pagina.html
http://www.oxfamitalia.org/wp-content/uploads/2014/01/Good-Enough-to-Eat_Media-Brief_finale.pdf
Jan
Il Corriere della Sera.it – 15/1/2013
Le piante sono in grado di apprendere e di conservare memoria delle informazioni. Lo dimostra per la prima volta un esperimento realizzato al Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale (Linv) dell’Università di Firenze e descritto in un articolo pubblicato sull’ultimo numero della rivista scientifica Oecologia. Stefano Mancuso, responsabile del Linv, assieme ai ricercatori dell’University of Western Australia Monica Gagliano, Michael Renton e Martial Depczynski, ha sottoposto a stimoli di varia natura alcune piante di Mimosa pudica, un arbusto che chiude le sue foglioline non appena viene disturbato, dimostrando l’abilità di distinguere tra i diversi stimoli e di memorizzare le informazioni per lunghi periodi di tempo. http://www.corriere.it/scienze/14_gennaio_15/piante-intelligenti-imparano-memorizzano-informazioni-ee8d3272-7de5-11e3-80bb-80317d13811d.shtml
Jan
Radiotrescienza – 15/1/2014
Gli scienziati raccontano ai politici perché si impiegano gli animali per fare ricerca biomedica: la sperimentazione animale è stata oggetto di un nuovo incontro organizzato al Senato da Elena Cattaneo. Torniamo sul tema con Isabella De Angelis, ricercatrice del reparto meccanismi di tossicità all’Istituto superiore di sanità, che racconta verità e leggende sui metodi alternativi, e Angelo Troi, segretario nazionale del Sivelp (Sindacato italiano veterinari liberi professionisti), che spiega come la sperimentazione con gli animali è anche sperimentazione per gli animali. La Lega antivivisezione invece ha rifiutato di partecipare all’ incontro: Michela Kuan, biologa della LAV, ci dice perché. http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/programmi/PublishingBlock-aaee447d-8a68-46e9-b13f-43525399e0d8-podcast.html
Il corriere della Sera.it – 14/1/2014
Test su animali, favorevole un italiano su due
Il convegno «Sperimentazione animale, diritto alla conoscenza e alla salute» organizzato dalla Commissione Sanità del Senato a Palazzo Giustiniani.
http://www.corriere.it/salute/14_gennaio_14/test-animali-favorevole-italiano-due-9c7f333c-7d30-11e3-851f-140d47c8eb74.shtml
la Stampa.it – 15/1/2013, tuttoscienze – michele bellone
Nei “duoni” una logica inedita di interpretare le mutazioni dei geni e le malattie
La terminologia che descrive il codice genetico si è arricchita di un nuovo termine: il «duone». Un gruppo dell’Università di Washington l’ha coniato per indicare le porzioni della sequenza di alcuni geni dotate di una doppia natura: [...]
I ricercatori americani, guidati da John Stamatoyannopoulos, hanno identificato le zone all’interno del Genoma alle quali i fattori di trascrizione possono legarsi. Hanno così scoperto che circa il 15% dei «codoni» – le brevi sequenze che corrispondono ciascuna a un aminoacido – possono consentire all’interno dei geni il legame di un fattore di trascrizione. Ciò significa che una parte del Dna codificante ha una doppia funzione: fornire istruzioni per la produzione di proteine e regolare anche la propria attività. Da qui il nome «duoni» («dual-use codons», codoni a doppio uso) per indicare queste regioni. Questo risultato, pubblicato su «Lancet», solleva ora affascinanti interrogativi. http://www.lastampa.it/2014/01/15/scienza/tuttoscienze/laltro-codice-nascosto-nel-dna-rqY775tJPFX1kN55GXQUgI/pagina.html
Università di Tor Vergata